Aspirava ad una proroga di due anni (per sé e per tutti i rettori) e ad inizio estate pareva anche un’aspirazione tutt’altro che peregrina. E’ finito invece in anticipo il periodo di Salvatore Cuzzocrea alla guida del rettorato dell’università di Messina, con le dimissioni rassegnate lunedì sulla spinta delle notizie sui rimborsi milionari, per evitare “di farmi trascinare, e trascinare l’Ateneo, nella macchina del fango” come auspicato sin dal principio da qualcuno”, come ha spiegato il professore. Ed è dal principio che va raccontato il rettorato di Cuzzocrea. Proclamato il 23 marzo del 2018, all’età di 46 anni, la sua vittoria aveva il sapore della reconquista. Pure il padre Diego era stato infatti rettore della stessa università e pure lui aveva terminato anzitempo non una ma due volte il suo rettorato. E anche in quel caso l’ateneo peloritano era stato travolto dallo scandalo, sebbene di diversissima natura. Per capire quale sapore di rivincita avesse la vittoria del 2018, bisogna fare un passo indietro nel tempo, addirittura al 1998.

Un omicidio all’interno dell’Università e della Messina “bene” rimasto irrisolto
È la sera del 15 gennaio, Matteo Bottari, primario di endoscopia del Policlinico, pupillo del rettore Diego Cuzzocrea, genero del rettore precedente, Guglielmo D’Alcontres, sta tornando a casa in macchina. In uno dei viali principali della zona nord di Messina, Bottari si ferma al semaforo prima di proseguire sulla Panoramica, la via che domina dall’alto lo Stretto e che negli anni Novanta è stata presa d’assalto dall’alta borghesia messinese. Sulla Panoramica, però, non ci arriverà mai. I killer che lo attendono all’uscita della clinica Cappellani, lo affiancano e lo freddano con un fucile, uno di quelli caricato a pallettoni per la caccia al cinghiale. Bottari muore sul colpo. Un delitto che dopo ipotesi, arresti e scarcerazioni, è rimasto senza mandanti, né moventi. L’omicidio però apre un vaso di Pandora. All’indomani della morte di Bottari a Messina sbarca la commissione nazionale Antimafia, un’incursione nella città travolta dallo scandalo. Per la commissione diventa subito chiaro che si trattava di una città “governata da un grumo d’interessi politico-affaristico-mafiosi – scrisse la commissione nella sua relazione – che avrebbe il suo fulcro all’università, che gestisce un budget di appalti di 250 miliardi di lire“.

In quel momento il rettore è Diego Cuzzocrea, padre di Salvatore, che è così costretto a dimettersi. Le dimissioni durano poco, però: Cuzzocrea senior, viene rieletto alla guida dell’ateneo. Torna quindi in sella ma anche questa volta dura poco: nel frattempo viene accusato di aver simulato il furto della sua auto e falsificato le lettere minatorie da lui denunciate. Una macchia che ferisce al cuore i Cuzzocrea, una facoltosa famiglia di origini calabresi, trapiantata a Messina. Una ferita che l’assoluzione del padre da tutte le accuse, anni dopo, sembra rimarginare solo in parte. L’occasione della rivalsa sembra darla però l’elezione del figlio alla guida dell’ateneo. Quando Cuzzocrea junior conquista l’elezione nel 2018, va da sé, il pensiero va subito al padre ormai morto, al quale dedica la vittoria. Una vittoria che deve in grandissima parte al rettore che lo ha preceduto, Pietro Navarra, del quale era stato lui stesso prorettore. Poco dopo l’incoronazione, però, Cuzzocrea volta le spalle a Navarra, provocando le prime pesanti tensioni all’interno dell’università.

La spina nel fianco del sindacalista del Policlinico
Da allora tuttavia lo scontro più aspro si è consumato con il sindacalista della Gilda Paolo Todaro, che ha denunciato a settembre i rimborsi milionari del rettore che l’hanno spinto ora alle dimissioni. Ma lo scontro con Todaro ha radici antiche e tocca il picco con l’elezione di quest’ultimo in Senato accademico: a dicembre del 2022 il sindacalista entra come rappresentante del personale tecnico amministrativo del Policlinico, ma la sua elezione non viene riconosciuta dall’ateneo per “incompatibilità” con l’incarico di segretario del Sindacato Fgu Gilda-Unams Dipartimento Università”. Il sindacalista dovrà attendere la pronuncia del Tar di Catania per vedere riconosciuta l’elezione. Da anni Todaro è una spina nel fianco del rettore di turno, non risparmiando denunce ed esposti. In un caso viene è stato anche querelato da Cuzzocrea e la questione è pendente al Tribunale di Messina.

Un rettore in crescita, tra indennità e rimborsi
Le lotte intestine all’università ad ogni modo non scalfiscono più di tanto Cuzzocrea che nel frattempo procede sereno e in perenne crescita. La prima riguarda la sua indennità, che dal 2018 al 2019 (e a seguire) cresce del 30 per cento, passando da 21.167 euro fino a 30.119 degli anni a venire. Si tratta forse di un “adeguamento”, suggerisce lui che rimanda ad una verifica con la Ragioneria dell’Università che ora dovrà chiarire la natura di tutte le contestazioni e soprattutto della mole non indifferente di numeri pubblicati con causalità fin troppo generiche sul sito dell’Università. Di certo, c’è che, con l’indennità da rettore, crescono anche i rimborsi per le missioni: stando alla sua dichiarazione dei redditi, i rimborsi salgono da 4608 euro del 2019 fino a 11687 nel 2020, scendono a 7119 nel 2021 e risalgono a 17.640,79 nel 2022. Nel frattempo Cuzzocrea, anche da rettore, viene pagato per consulenze da società private. La Medivis gli corrisponde 16mila euro nel 2020, la Devintec Sagl 10mila euro lordi per due anni (2020 e 2021), la Depofarma gli corrisponde 8mila euro per consulenza occasionale, mentre la Fondazione istituto oncologico che gli riconosce 20mila euro lordi l’anno dal 2020 in poi. A queste si aggiungono la Indicon Srl per assistenza nelle attività di ricerca, nel progetto “Digital Health Policy: quali sfide e quali regolamenti” per il quale ottiene 2mila euro e la Sintalica S.r.l. che gli corrisponde 32mila euro.

Nel frattempo la sua attività di ricerca cresce a dismisura, tanto che i rimborsi lievitano soprattutto per “Materiali tecnico-specialistici non sanitari”: questa è la generica voce più ricorrente nella pagina dell’Ateneo messinese deidcata ai dati sui rimborsi. Solo nel marzo del 2022 l’università di Messina pubblica un rimborso con questa voce a nome del rettore per una somma complessiva di 57.090 euro, ma ci sono altre voci, come Giornali e Riviste, Quote Associative, Organi istituzionali-Rimborsi, Servizi attività di rappresentanza, che sono lievitate fino a 2 milioni e 217 mila euro tra il 2019 e il 2023. Si tratta di calcoli elaborati da Todaro che ha chiesto chiarimenti ai revisori dei conti: “Ancora non so nulla”, chiarisce Todaro che ha inviato queste richieste lo scorso settembre. L’unica risposta ricevuta è questa, firmata dal presidente dei revisori dei conti dell’università Andrea Giordano: “Lo stesso Collegio darà corso ai dovuti accertamenti, nei limiti delle proprie istituzionali competenze, precisando che le spese dell’Ateneo sono oggetto di costante monitoraggio, sia in sede di verifiche trimestrali di cassa sia di accertamenti prodromici all’approvazione dei documenti di bilancio”.

Lo smart working del farmacologo
Cuzzocrea, ordinario di Farmacologia (con una seconda laurea, conseguita a Tirana, in Medicina a chirurgia) è anche responsabile del laboratorio Ufa (unità farmaci antiblastici): questo ruolo gli ha permesso di percepire l’equiparazione ospedaliera pur risultando spesso fuori dal laboratorio per attività “esterna”, non meglio specificata, secondo quanto risulta dai tabulati del monte orario del Policlinico di Messina, consultati dal FattoQuotidiano.it. L’attività esterna in alcuni casi si protrae per interi mesi come nel febbraio del 2020 quando tutto il monte orario ha come giustificativo “GG: Est”. Sono 19 giorni a febbraio, mentre da aprile in poi risulterà in smart working oppure in servizio “esterno”, oppure ancora in “missione” in “docenza”, oppure in “Roi”, che significa responsabilità organi istituzionali. Tutto questo, sebbene in realtà il Policlinico sia un’azienda autonoma: può quindi la sua attività di Rettore giustificare il servizio “esterno” o le missioni o perfino lo smart working?

Cavalli e dimissioni
Infine la società di allevamento di cavalli, la Divaga Srl, di cui questo giornale ha già raccontato nel giorno delle dimissioni. La Divaga è di proprietà di Cuzzocrea all’80 per cento, mentre il restante venti è della moglie. La società ha ricevuto pagamenti da 600 a 17.900 euro per un importo complessivo di 122mila e 300 euro. Si tratta di una società agricola che si occupa di allevamento di equini, grande passione del rettore che è pure fantino. “Sin dall’inizio del mio mandato – ha dichiarato quando ha lasciato l’incarico – mi sono dovuto confrontare con attacchi diretti e indiretti che ho cercato di affrontare con l’unico obiettivo di garantire la serenità necessaria, affinché tutti potessero continuare a svolgere il proprio lavoro, docenti, personale universitario e tutti gli studenti”. Un clima di tensione con le elezioni per il nuovo rettorato previste per la prossima primavera, per le quali è già in campo una “sua” candidata, Giovanna Spatari. C’è tutto il tempo per l’ormai ex rettore e per la Ragioneria dell’università di chiarire la natura di tutti i rimborsi.

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