Il soprannome di “Venezia dell’Umbria” potrà forse apparire eccessivamente enfatico, ma solo a chi ancora non è stato a visitare questo borgo dalle atmosfere incantate: Rasiglia, frazione di Foligno a quasi 650 metri sul livello del mare, ha nella sua fitta rete di ruscelli un tratto distintivo che ha profondamente segnato non solo il paesaggio, ma anche lo sviluppo dell’economia locale.

Fin dal Medioevo, infatti, il tessile ha prosperato grazie alla forza motrice dell’acqua, capace di fornire energia a un articolato sistema di lavorazioni che vanno dal lavaggio della lana, fino alla filatura, alla colorazione e alla tessitura. Un’intera filiera incorniciata dal susseguirsi di case in pietra che sembrano l’ambientazione di una favola, il cui lieto fine non sarebbe però stato possibile fiorente senza lo spirito imprenditoriale e il mecenatismo di Maurizio Tonti.

Architetto eclettico, il cui percorso professionale si è sviluppato tra urbanistica, arte e design, insieme al fratello Giovanni (anch’egli architetto) ha deciso di tornare a Rasiglia, dove il padre Dino aveva venduto la casa di famiglia proprio per far studiare i figli, per guidarne il rilancio attraverso la tessitura jacquard. Un percorso articolato, passato per il recupero di vari edifici storici, a partire dall’ex lanificio Accorimboni, atelier artistico dove vengono realizzate molteplici opere artistiche, sia scultoree che dipinti, ispirate alle forme geometriche della natura.

Proprio qui, in questo antico opificio ristrutturato – tra i luoghi più attrattivi e fotografati del borgo e dove tradizione e design contemporaneo sono un connubio tangibile – è doveroso un passaggio. Sia per fruire della singolare e originale vista che dà sulla Peschiera del Borgo, ovvero il “bow-window”, che regala la sensazione di essere sospesi sull’acqua. Sia per ritornare indietro nel tempo e ritrovarsi ad ammirare gli antichi telai utilizzati per la tessitura dei filati. In questo luogo in cui il tempo sembra essersi fermato, oggi vengono disegnati i foulard e le sciarpe in seta e cashmere che, ispirati proprio a Rasiglia e alla natura che la circonda, contraddistinguono le collezioni di questo visionario artista-imprenditore, rendendo il suo brand inconfondibile nel pur ricco panorama dello stile italiano.

Nell’headquarter intitolato al padre, viene concepita e realizzata la collezione “Rasiglia”, caratterizzata da una trama derivante da oltre 12 anni di studio e di ricerca sulla parametrizzazione delle geometrie della natura, che, unite alla ricerca rivolta alle linee e forme architettoniche, dà vita all’originale motivo decorativo che definisce tali realizzazioni.

Certo, oggi a tradurre l’idea in prodotti concreti di cashmere, seta e cotone sono sistemi di produzione e software all’avanguardia, ma a rimanere immutato è il legame con un territorio decisamente interessante anche dal punto di vista turistico: “Dal 2002 al 2005 abbiamo iniziato ad acquistare e riqualificare alcune proprietà, seguendo l’idea di coniugare tradizione e innovazione” afferma Tonti. “La prima azione è stata quella di far vincolare le nostre proprietà e, successivamente, la Soprintendenza ha esteso il vincolo a tutte le strutture edilizie che afferivano all’acqua, comprendendone il valore storico, culturale e ambientale”.

All’antica centralina è stata affiancata la nuova. Questa, per l’interesse che suscita dal punto di vista meccanico, è oggetto di numerose visite anche di esperti nel settore energetico. Il connubio tra tecnologia contemporanea e bellezza ancestrale è decisamente affascinante. Visitando il borgo, lo sguardo si perde tra bellezze come la Rocca, il Rudere del Mastio, il Santuario della Madonna delle Grazie, il lavatoio, le grotte dell’Abbadessa, il Parco dell’Altolina e il Fiume Menotre.

Non solo. Da qui si raggiungono facilmente luoghi altrettanto fascinosi come Sellano, cuore della Valnerina, dove è certamente d’obbligo una visita al Castello di Postignano, borgo risalente al IX° e X° secolo, inserito nell’elenco dei monumenti di interesse storico artistico dal Ministero dei Beni Culturali e oggi sede di un elegantissimo relais, oltre che di una 60ina di case restaurate secondo l’impianto medievale. Abbandonato negli anni 60, e tornato a vivere grazie a una sapiente attività di recupero, il borgo è uno straordinario esempio di “architettura senza architetti “, come la definì Berndard Rudofsky; una vera e propria fortezza con le sue case torri, e le sue abitazioni di elevato tono edilizio.

Uno scrigno incantato adagiato in quella che è l’area più verdeggiante e bucolica che la Valnerina possa offrire e nel quadrivio che collega Spoleto, Foligno, Norcia e Assisi. All’interno del borgo la piccola chiesa dedicata alla SS. Annunziata, dove sono stati riportati alla luce gli affreschi dell’martirio di San Lorenzo, databili alla seconda metà del sec. XVI, e attribuibili alla cerchia del De Magistris, detto il “Caldarola”. In questo luogo, ancora oggi consacrato, si svolgono moltissime iniziative culturali, artistiche e musicali.

Non si può andar via da questo suggestivo borgo votato all’accoglienza senza fare una breve sosta culinaria nei due ristoranti presenti all’interno: la “Casa Rosa” e la Tavola Rossa. Due realtà gourmet che sono espressione della migliore tradizione gastronomica umbra rideclinata su note squisitamente stellate grazie al suo chef Vincenzo Guarino detentore di 1 stella Michelin, che ne dirige la conduzione da ormai oltre tre anni.

Per rimanere in tema gusto, in questo viaggio nella bellezza offerta da un angolo impagabile di Umbria, un ultimo pit-stop a Bevagna, da tempo considerata uno dei borghi più belli d’Italia e storicamente famosa per la produzione di tele pregiate. Qui la visita immancabile è alla cantina “Mevante”, il cui nome deriva da “Mevania”, il nome che gli antichi romani avevano assegnato a questo luogo incantevole. La cantina si estende su 10 ettari di proprietà, ed è completamente esposta ad est. È proprio la sua posizione a determinarne la singolarità e l’identità rispetto al territorio votato alla Docg di Montefalco: da qui si vede levare il sole, il Levante. Una neanche troppo piccola ma giovanissima realtà, condotta da Antonella e Paolo Presciutti concentrata sia sulla produzione vinicola – interamente basata su vitigni autoctoni umbri: Sagrantino, Grechetto e Trebbiano – sia su quella dell’olio. All’interno della cantina anche un validissimo ristorante che in abbinamento ai vini ivi prodotti garantisce gli intramontabili piatti della cucina umbra. Cibo tipico, buon vino, un quadro naturale che toglie il fiato e il respiro degli operosi artisti e artigiani locali a scandire il ritmo di luoghi che sembrano collocarsi fuori dal tempo: una meta imperdibile per andare in Umbria e sentirsi a metà strada tra gli scorci di Venezia e quelli di Amsterdam.

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