Un bando per rafforzare gli organici dei Tribunali più in difficoltà con la gestione dei procedimenti in materia di immigrazione e protezione internazionale, in crescita continua a causa del boom degli sbarchi. Il Consiglio superiore della magistratura ha approvato all’unanimità una delibera che prevede l’applicazione extradistrettuale – cioè un trasferimento temporaneo al di fuori del territorio della Corte d’Appello di appartenenza – di dieci giudici da destinare alla trattazione di questo tipo di fascicoli: uno sarà destinato al Tribunale di Milano, due a Napoli, due a Catania, uno a Trieste, uno a Bologna, uno a Torino, uno a Brescia e uno a Roma. Le applicazioni avranno una durata di 18 mesi, prorogabili per altri sei: i magistrati interessati dovranno comunicare la propria disponibilità al Csm entro il 20 ottobre.

Come ammette la stessa delibera approvata, però, questa soluzione non è altro che un pannicello caldo. Già nel 2021 il Csm segnalava che “le condizioni di sofferenza del settore della protezione internazionale” richiedevano un incremento “nella misura del 37,98%” dei magistrati assegnati al settore soltanto per far fronte al nuovo carico di lavoro atteso fino al 2023. Per smaltire l’arretrato già accumulato, invece, sarebbe necessario un ulteriore incremento dell’88,24% (con un picco del 197,2% a Catania), il che porta il totale delle risorse umane necesssarie al 126,22% in più rispetto a quelle attuali: più del doppio. I numeri d’altra parte parlano da soli: al 31 dicembre 2022 nel solo Tribunale di Milano pendevano 4.222 procedimenti in materia di immigrazione iscritti da più di tre anni, a Napoli 3.137, a Catania 2.311, a Trieste 1.500, a Bologna 1.380. Numeri destinati a esplodere senza un’immediata iniezione di ossigeno nel sistema.

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