È scomparsa dallo scorso 3 agosto, dopo che aveva raggiunto i territori occupati dai russi per scrivere un reportage: da allora, nessuna notizia. A lanciare l’allarme per la sorte della giornalista freelance ucraina Victoria Roshchyna è stato, il 4 ottobre, l’International Women’s Media Foundation (Iwmf). “Siamo estremamente preoccupati per la sua sicurezza, chiediamo l’attenzione internazionale su questo caso”, ha dichiarato l’organizzazione in difesa delle giornaliste donne e non-binary. Il timore dell’Iwmf è che la reporter sia detenuta in un carcere russo, senza che nessuno sappia cosa le stiano sfacendo.

Giornalista pluripremiata, la 26enne Roshchyna da anni svolge inchieste su criminalità e diritti umani, lavorando per media indipendenti come Ukrainska Pravda e Radio Free Europe. Quando cominciò la cosiddetta ‘operazione militare speciale’ lavorava per la testata Hromadske: mentre la sua città natale, Zaporizhzhia, era sotto il fuoco dell’artiglieria e milioni di persone fuggivano dal Paese, la reporter continuava a dare notizie sulla guerra. Già nel 2022 fu catturata dai russi per ben due volte. La prima nel mese di marzo, all’inizio dell’invasione, quando fu tenuta prigioniera per dieci giorni a Berdyansk. Dopo essere stata rilasciata, tornò a Zaporizhzhia per continuare a informare sulla guerra: per i suoi reportage sull’invasione e sulle brutalità compiute dai russi, l’Iwmf le conferì, sempre nel 2022, il premio Courage in Journalism.

Il 27 luglio 2023 entrò poi in Polonia con l’idea di raggiungere la Russia e di lì proseguire verso gli oblast occupati dell’Ucraina. Il 3 agosto riferì di aver superato diversi controlli di frontiera, senza però sapere dove si trovava: si è perso ogni contatto con lei. Il 12 agosto la sua scomparsa fu quindi denunciata alle autorità ucraine. Una richiesta di chiarimento circa la sorte di Roshchyna fu poi inviata all’ufficio del commissario russo per i diritti umani, Tatyana Moskalkova. A riferirlo, si legge su The Daily Beast, è Svetlana Gannushkina, attivista russa tra le fondatrici dell’organizzazione per i diritti umani Memorial, vincitrice del Premio Nobel per la Pace nel 2022. “Purtroppo non ho ancora ricevuto alcuna risposta”, ha aggiunto Gannushkina. Anche perché le richieste sono tante e “la risposta può richiedere più di un mese”.

Per il padre della reporter, Vladimir Roshchyn, non ci sono dubbi su quel che è successo a sua figlia. “Il servizio di sicurezza ucraino ci conferma che Victoria è stata catturata dalla Russia”, ha dichiarato a The Daily Beast. “I pubblici ufficiali ci raccontano che ci sono molti detenuti ucraini ‘congelati’ nelle carceri russe, lei potrebbe essere tra di loro”. Eppure, dopo la prima prigionia l’aveva pregata di non tornare al fronte, offrendosi di pagarle lo stipendio. “Ma lei è stata ferma, inarrestabile. Non riusciva a smettere di coprire le notizie di questa guerra nei territori occupati per i suoi lettori”. Come ha precisato il padre, “il giornalismo era la cosa più importante nella sua vita, era molto devota alla sua professione”.

Anche per l’Iwmf è impossibile non pensare, ancora una volta, a un coinvolgimento di Mosca. “La censura sistemica della libertà di parola da parte della Russia non può essere trascurata o incontrollata”, ha sottolineato l’Iwmf. “Un giornalismo libero e indipendente è essenziale per informare il pubblico globale sulla realtà della guerra della Russia contro l’Ucraina”. L’organizzazione in difesa delle giornaliste donne e non-binary ha dunque chiesto “ai nostri colleghi nel campo dei diritti umani e della libertà di stampa di unirsi alla nostra richiesta di informazioni su dove si trovi Roshchyna e di stare al fianco dei giornalisti che continuano a portare alla luce la verità durante l’invasione della Russia”.

Ad esprimere preoccupazione per Roshchyna è stata anche Sevgil Musaieva, direttrice di Ukrainska Pravda, una delle testate con cui la reporter ha collaborato come freelance. “È una giornalista coraggiosa, impegnata a seguire le questioni più controverse”, ha dichiarato Musaieva. “Non è una spia, è una vera giornalista. Non è indifferente al destino di chi è rimasto nei territori occupati. Per lei è importante raccontare le loro storie“. Come aveva dichiarato la stessa Roshchyna, dopo che l’Iwmf le conferì il premio, “non ho mai avuto paura di dire la verità. Le persone devono sapere la verità e i colpevoli devono essere ritenuti responsabili. Non lo considero coraggio ma piuttosto un mio dovere professionale“.

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