Ilaria Cucchi purtroppo per lei i soprusi delle forze dell’ordine li ha toccati con mano: ha visto suo fratello Stefano fermato dai carabinieri il 15 ottobre 2009 per poi trovarlo senza vita una settimana dopo il suo arresto. Per l’omicidio di Stefano Cucchi solo nel 2022 due carabinieri sono stati condannati a 12 anni. Processi per i depistaggi dell’arma invece sono ancora in corso. Per questo Ilaria Cucchi, che dei diritti dei detenuti ne ha fatto una battaglia di vita e che nel frattempo è stata eletta deputata con Alleanza Verdi e Sinistra, è parecchio preoccupata dal tentativo della maggioranza di governo di voler modificare il reato di tortura. Ieri Il Fatto ha rivelato come queste modifiche saranno inserite nel prossimo pacchetto di riforme in tema di giustizia previsto per l’autunno. “E’ un enorme passo indietro: è la fine della civiltà e di tanti processi che con determinazione sono stati portati avanti da magistrati”, dice netta Ilaria Cucchi.

Ilaria Cucchi a marzo il ministro Carlo Nordio in aula ha assicurato che il governo Meloni non abrogherà il reato di tortura, nonostante la proposta di legge dello stesso partito di Giorgia Meloni. Poi ha anche detto che bisogna intervenire con modifiche tecniche spiegando che una criticità del reato riguarda il dolo specifico: “Il dolo specifico – ha detto Nordio – è quando una condotta viene tenuta al fine di ottenere un risultato ulteriore, in questo caso la confessione. Il nostro legislatore, invece, optando per una figura criminosa contrassegnata dal dolo generico ha eliminato il tratto distintivo della tortura rispetto agli altri maltrattamenti…”. Cosa si rischia ora modificando l’articolo 613 bis del codice penale?

Che si può picchiare un detenuto, sottoporlo a sofferenze fisiche e psicologiche senza rischiare di essere accusati di tortura. Così il reato non sarà più applicabile.

Il reato va bene così come è stato scritto dal legislatore italiano?

È sicuramente migliorabile ma la sua introduzione è stato un enorme traguardo. È stato dato ai giudici uno strumento per arrivare a delle condanne. Metterci le mani è l’obiettivo del governo, della maggioranza e della Lega che ovviamente deve rispondere alle volontà del proprio elettorato che è costituito anche dai rappresentanti di quei sindacati di polizia penitenziaria che già si sono opposti al reato di tortura sostenendo che non avrebbero più potuto lavorare. Purtroppo questo è ciò che viene riservato a questo Paese con buona pace delle vittime del carcere di Santa Maria Capua Vetere per citarne uno, di tutti quei giudici che tornano a non essere messi nelle condizioni di fare il proprio lavoro e degli italiani tutti. Modificare questo reato rappresenterebbe un enorme passo indietro, torneremo a prendere le sanzioni da parte dell’Europa come in passato. Bolzaneto e Diaz del G8 per i quali la Cedu ha condannato Italia per mancanza del reato di tortura, così rimangono di nuovo impuniti ora come allora. Sarebbe un colpo di spugna su molti processi in corso.

Il reato nasceva per colmare un vuoto normativo?

Vuoto normativo che ci è costato parecchi richiami dall’Europa. Sono amareggiata come parlamentare per il modus operandi di questo governo e della maggioranza di sfornare decreti in continuazione, non rispettando alcuna regola. Ma soprattutto sono amareggiata come cittadina: sono estremamente preoccupata. Vedendo gli interventi di questo governo posso solo dire che mi sembra l’inizio della fine.

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