In un biglietto lasciato in cucina ha espresso dispiacere per il gesto, ma non ha chiarito i motivi del triplice omicidio: quello della moglie, del figlio e della suocera. Martino Benzi, ingegnere di 66 anni, ha ucciso le tre vittime a coltellate, sferrando loro uno o più colpi alla gola. Prima la moglie, Monica Berta, 55 anni, forse mentre faceva colazione. Poi il figlio Matteo, 17 anni, che probabilmente era ancora a letto o da poco si era svegliato. E poi la suocera, Carla Schiffo, un’anziana di 78 anni ricoverata in una Rsa, dove Benzi è andato appositamente. Infine, ha ucciso sé stesso, nel cortile della casa di riposo, l’Istituto Divina Provvidenza di Alessandria.

I carabinieri, guidati dal comandante della compagnia di Alessandria Davide Sessa, attendono i rilievi della Scientifica per ricostruire la dinamica di quanto accaduto. Per il momento, non è chiaro nemmeno il movente dietro alla strage. Potrebbe trattarsi di una serie di fattori tra i quali i problemi economici o le fatiche per la lunga malattia della moglie, dalla quale la donna si era però ripresa. “Sono rovinato. Non c’è più via di scampo… La colpa è soltanto mia” c’è scritto in quel biglietto. Per questo le indagini si stanno concentrando sui conti correnti. L’ipotesi è che Benzi abbia fatto qualche investimento sbagliato che potrebbe aver colpito un carattere metodico e abituato ad avere tutto sotto controllo.

Benzi e Berta avevano avuto un figlio in età avanzata, elemento che torna più volte negli scritti lasciati da Benzi. Sul suo blog, ad esempio, diceva di essersi “deciso a fare un figlio a cinquant’anni, età in cui qualche mio compagno di scuola diventava nonno”, ma si definiva “orgoglione” di Matteo, del quale scriveva fin da quando aveva solo 18 mesi. Una conferma dell’affetto che l’uomo provava per il figlio è arrivata da Maria Elena Dealessi, preside dell’Istituto Alessandro Volta, la scuola dove studiava Matteo. “Il padre era molto attento ai bisogni del figlio, da risultare a volte iper-presente”, ha riferito la preside a LaPresse. “Durante il Covid Martino era molto apprensivo in quanto la moglie era stata male e spesso evitava di mandare il figlio a scuola”. Era il padre, inoltre, ad andare ai colloqui con i professori, per via della malattia della moglie. Di Matteo, poi, la preside ha detto che era “un ragazzo in gamba, mite e pacato e molto solare. A scuola non si è mai assentato e aveva ottimi voti”. Secondo quanto ricostruito, quella mattina non era nell’istituto perché la sua classe entrava più tardi a causa di un’assemblea sindacale.

Nel frattempo, il sindaco di Alessandria, Giorgio Abonante, ha espresso il suo cordoglio alla famiglia. “In attesa di chiarire la dinamica dei fatti e, soprattutto, le ragioni profonde che hanno portato a questa tragedia, l’Amministrazione comunale si stringe attorno ai familiari, alle amiche e agli amici delle vittime e alle compagne e ai compagni di scuola di Matteo”. A esprimere profondo dolore per la tragedia, a nome di tutte le consorelle, è stata anche suor Natalina Rognoni, la superiora provinciale dell’Istituto Divina Provvidenza dove l’uomo si recava spesso per andare a trovare la suocera. “Il gesto estremo, violento e inspiegabile avvenuto nel nostro giardino ci ha tutte lasciate sgomente e senza parole. Mentre esprimiamo massima vicinanza e le condoglianze più sincere alla famiglia dei deceduti così profondamente colpita, assicuriamo le nostre preghiere di suffragio e, per quanto di nostra competenza, la totale collaborazione alle forze dell’ordine e all’autorità giudiziaria affinché si possa fare presto piena luce su questa dolorosa vicenda”.

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