Palermo, 14 ott. (Adnkronos) - L'ordine di distruzione delle intercettazioni e dei brogliacci nel'ambito dell'inchiesta sui fratelli Buscemi e che vede indagato l'ex magistrato Gioacchino Natoli era un provvedimento prestampato. E' quanto hanno scoperto i legali dell'ex pm della Procura di Palemo nell'ambito delle indagini difensive. Un colpo di scena che arriva tre mesi dopo l'iscrizione nel registro degli indagati di Natoli. L'ex pm del pool antimafia di Palermo, Gioacchino Natoli, è indagato a Caltanissetta per favoreggiamento alla mafia e calunnia. La vicenda giudiziaria nasce dal filone su "Mafia e appalti" che avrebbe accelerato la strage di via D'Amelio nella quale vennero uccisi Paolo Borsellino e la sua scorta. Natoli, secondo la Procura nissena, avrebbe insabbiato elementi dell'inchiesta a Massa Carrara, poi confluiti nel 'Mafia e appalti', nell'ambito della quale gli inquirenti avevano intercettato diversi imprenditori per dimostrare che gli affari di Cosa nostra si muovevano in Sicilia, ma anche in Toscana. Natoli avrebbe agito in concorso, secondo le accuse, con l'ex procuratore di Palermo Pietro Giammanco (deceduto) e con l'allora comandante della Guardia di Finanza Stefano Screpanti.
Adesso la novità emersa dalle indagini difensive. Che rivelano che l’ordine di distruzione delle intercettazioni e dei brogliacci dell’inchiesta sui Buscemi, che secondo la Procura sarebbe la prova della volontà di Natoli di affossare l'inchiesta, era un provvedimento prestampato che all'epoca dei fatti veniva usato regolarmente. Sembra che lo stesso modulo sia stato trovato dai legali di Natoli in decine di altri provvedimenti. Lo scorso luglio Natoli venne interrogato dai pm di Caltanissetta ma si avvalse della facoltà di non rispondere. Il dottor Natoli si è avvalso, allo stato, della facoltà di non rispondere, riservandosi di chiedere alla Procura della Repubblica un successivo interrogatorio in cui fornire ogni utile chiarimento”, aveva detto l’avvocato Fabrizio Biondo, legale dell’ex pm Gioacchino Natoli convocato in Procura a Caltanissetta per rendere interrogatorio. Che adesso, interpellato dall'Adnkronos, non ha voluto commentare la notizia.