Avevamo ormai fatto l’abitudine ai tetti metallici sulle spider di Maranello: più moderni, funzionali, resistenti, aerodinamici e compagnia cantando. Tutto vero, per carità. Ma privi del tocco di epico romanticismo che solo una “vecchia” capote in tela sa dare. Ci piace pensare che sia stato questo lo stimolo che ha spinto i designer del Centro Stile Ferrari, guidati egregiamente da Flavio Manzoni, ad osare quando sono stati chiamati a realizzare la versione en plein air della Roma.

La difficoltà, come spiega lo stesso Manzoni, era quella di “trovare un tessuto perfetto, che durasse praticamente una vita. E che in più avesse un effetto sartoriale, sempre perfetto e senza pieghe”. Forse è anche questo il motivo per cui si sono dovuti attendere oltre cinquant’anni, con relativi progressi tecnici nei materiali (isolamento termico e acustico compresi) per rivedere una soluzione del genere su una Rossa con motore anteriore.

Il risultato è un elegante soft top formato da una tela a cinque strati con cuciture a contrasto che si apre e chiude (con poco imgombro, visto che il bagagliaio mantiene una capienza di 255 litri) in poco più di tredici secondi anche in movimento, a patto di non superare i 60 orari. Ma che soprattutto allarga gli orizzonti di un modello glamour e ne rende il codice stilistico ancor più sofisticato, aprendolo ad un utilizzo in spazi più ampi da godersi a cielo aperto. La Dolce Vita fuori dalla città, insomma.

Come la versione coupé, da cui mutua parecchio quanto a comportamento dinamico, anche questa decappottabile ha il dna di una gran turismo nel senso stretto del termine: linee eleganti che lasciano intendere come l’intento primario non sia stato quello di ricercare super prestazioni ad ogni costo, quanto piuttosto quello di privilegiare l’esperienza di guida.

Il che non significa che affondando il piede sull’acceleratore, non ci si accorga di quel che la Roma Spider possa dare in termini di scatto e ripresa. Sotto il cofano “batte” infatti il noto e apprezzato 3.9 V8 biturbo da 620 cavalli (e 760 Nm di coppia), che abbinato al cambio doppia frizione a otto marce la fa volare da 0 a 100 orari in 3,4 secondi, e le fa raggiungere (qui ci fidiamo dei dati del costruttore, perché ovviamente non ci siamo arrivati) la velocità di punta di 320 km/h.

Un paio di “marchingegni”, che consentono di non vacillare di fronte a questi numeri. Il primo si chiama Side Slip Control 6.0, ed è una sorta di cervello elettronico che consente di gestire i tanti cavalli disponibili e sfruttare al meglio la meccanica senza essere necessariamente dei piloti. Questi ultimi, se vogliono, potranno disattivare tutti i sistemi di assistenza e mettersi alla prova, ma il guidatore normale farà bene a non rinunciarci. Il secondo è l’ala mobile sistemata nella parte posteriore della carrozzeria: come sulla versione coupé è controllata dall’elettronica e a seconda della velocità assume una delle tre posizioni previste. Secondo i tecnici Ferrari, a 250 orari è capace di generare 95 kg di carico verticale.

Manettini, comandi e modalità di guida sono quelli classici Ferrari, mentre l’infotainment si gestisce dal grande schermo touch posto in cima al tunnel centrale. Quel che si apprezza poi, marciando a velocità sostenute con la capote aperta, è il lavoro del deflettore sistemato nella zona posteriore dell’abitacolo: gradevole vento nei capelli senza fastidiose turbolenze, che a ben vedere è ciò che si chiede a una decappottabile.

Quel che invece non si può, e non si deve, chiedere a una Ferrari è costare poco. Il prezzo di listino della Roma Spider in Italia è di 250 mila euro, esclusi ovviamente pacchetti e personalizzazioni, comunque disponibili. Le prime consegne in Europa, infine, cominceranno nel primo quadrimestre del 2024.

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