Si dice che solo un governo di sinistra riesce a perseguire politiche di destra: è avvenuto con le privatizzazioni degli asset strategici pubblici innescate e attuate da Romano Prodi e Massimo D’Alema. Si potrebbe chiedere: allora i governi di destra sono in grado di fare cose di sinistra? Ma poi, domanderebbe Gaber, cosa sono destra e sinistra?

Più volte ho denunciato l’assenza di sensibilità nei confronti dell’ambiente in tutte le forze politiche, sia di destra sia di sinistra. La prima versione del PNRR, redatta da un governo orientato a sinistra, non riconosceva importanza a biodiversità ed ecosistemi e aveva “dimenticato” il mare.

Nell’audizione alla Commissione Ambiente del Senato ci sono diverse richieste, tra cui l’istituzione del Ministero del Mare. La sinistra non lo ha fatto, la destra sì: Nello Musumeci è il Ministro del Mare nel Governo Meloni. E ha pensato bene di fare un convegno, a Trieste, intitolato Risorsa Mare e, non so perché, sono stato invitato a parlare, unico rappresentante della comunità scientifica che studia il mare. Sul sito hanno persino messo il pdf della mia relazioncina di 15 minuti e c’è il programma che ha previsto la presenza di mezzo Governo: un evento senza precedenti.

Il titolo Risorsa Mare evoca una concezione del mare come fornitore di risorse da sfruttare o, per usare un eufemismo, valorizzare. Era lo stesso titolo che il governo Conte 2 mi chiese di sviluppare quando, assieme a un gruppo di colleghi, fui chiamato a redigere la sezione marina del Programma Nazionale per la Ricerca 2021-2027. Rispondemmo che, prima di pensare a sfruttare le risorse, sarebbe opportuno conoscere per bene il capitale naturale che, ancora, non conosciamo. E questo si può fare solo perseguendo l’approccio ecosistemico che abbia la sostenibilità come obiettivo, come prescritto dalle linee guida comunitarie che ci era stato chiesto di tenere in massima considerazione. La proposta fu accettata, anche se non so cosa si è fatto di quel Programma.

La logica dell’evento di destra è esattamente la stessa della sinistra: il mare ci può fornire tante risorse: sfruttiamole. Obtorto collo, comunque, devo ammettere che nel Piano Mare approntato dal Governo, e presentato durante il Forum, la sostenibilità e la protezione dell’ambiente ci sono. D’altronde, la Commissione Europea si prefigge il Green Deal e la sostenibilità ma poi, per il mare, parla di Crescita Blu: l’economia deve crescere, sfruttando le risorse marine. All’infinito si dice che la crescita infinita è impossibile, e poi che si chiede?: la crescita.

Devo dire che i miei argomenti sono stati accettati, almeno a parole. Scambiare convenevoli e battute con i Ministri del Governo Meloni mi faceva sentire come Roman Polanski nel ballo dei vampiri, in Per Favore Non Mordermi Sul Collo, quando, alla fine, lo specchio rivela che tre dei convenuti non sono vampiri. E invece no. Potrebbero esserci spiragli. Certo, ho sentito affermazioni tipo: la pesca a strascico non danneggia i fondali, ci sono anche studi scientifici che lo dimostrano. Ma cose del genere si sentivano anche da altre sponde politiche. Purtroppo.

I tecnici (mi considero tale, anche se mi occupo di scienza e non di tecnologie) non devono guardare ai colori politici di chi li consulta e non dovrebbero fornire pareri per compiacere il politico di turno, come spesso avviene. E i politici dovrebbero guardare esclusivamente alle competenze di quelli a cui chiedono supporto tecnico: gli yes men sono come i medici pietosi che fanno le piaghe verminose. In un mondo ideale dovrebbe essere così. L’Italia, però, di solito si basa su rapporti di fedeltà, e non di fiducia nelle competenze.

Dopo tanti anni mi sono convinto che i tecnici, in politica, siano deleteri. I tecnici devono supportare la politica, non sostituirsi ad essa. Il contributo di chi ha competenze in campo ecologico deve essere mediato con i contributi di chi ha competenze in economia, in geopolitica, in sociologia e in tecnologie: ci vogliono i politici per trovare compromessi virtuosi che tengano conto di tutti i pareri.

Nel mio discorsetto al forum Ambrosetti, però, ho avvertito che il capitale economico si basa sul capitale naturale. Basta pensare alla pesca: quando ha smesso di fornirci le risorse di cui abbiamo bisogno, abbiamo migliorato l’efficienza dei prelievi. A fronte di un’ulteriore carenza di risorse (pesci), abbiamo aumentato ancora l’efficienza delle tecniche di pesca. Ora siamo efficientissimi… peccato che non ci siano più pesci.

I pesci sono il capitale naturale, senza il quale non può esistere un capitale economico derivante dalla pesca. Lo stesso vale per qualunque settore economico. La sostenibilità consiste nel mediare tra le necessità di guadagno economico e la necessità di preservare il capitale naturale, senza il quale il capitale economico si esaurisce: è questo il senso della transizione ecologica, nel nostro stesso interesse.

La solita obiezione (vallo a dire ai cinesi) si smonta facilmente. Siamo stati noi (l’Occidente) a delocalizzare i sistemi di produzione inquinanti in Cina, e siamo noi i principali clienti della Cina. Pensavamo di essere furbi, e ora siamo legati mani e piedi alla Cina. Forse dovremmo riappropriarci di produzioni che abbiamo delegato ad altri, e dovremmo importare solo merci che siano state prodotte rispettando le nostre leggi. Non si tratta di autarchia e protezionismo, ma di coerenza e di sostenibilità economica, ecologica, e sociale. Dobbiamo fare quel che è giusto, e che gli altri sbaglino non è un buon motivo per sbagliare anche noi.

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