Minuto 91. La serpentina in mezzo alle maglie biancorosse del Monaco è cominciata poco dopo la metà campo. Una finta, due, e poi il destro improvviso appena dentro l’area di rigore. Il portiere dei monegaschi Kohn si tuffa ma è tutto inutile. La palla calciata dall’ex Atalanta Jeremie Boga finisce alle sue spalle, la partita è finita. Il Nizza ha espugnato anche lo stadio del Monaco (grazie anche ai due rigori sbagliati dall’attaccante di casa Balogun), dopo aver fatto lo stesso in quello del Paris Saint Germain sette giorni prima. Il risultato è la vetta provvisoria della Ligue 1. L’exploit ottenuto al Parco dei Principi non è stato un fatto casuale. Un inizio di stagione sorprendente, nel quale i rossoneri sono riusciti a fermare anche altre grandi del calcio francese, come il Lille e il Lione. Tutto grazie a una grande organizzazione sportiva, alla volontà di dominare il campo e alla ricerca costante del senso estetico del gioco. Una filosofia nuova quanto precisa, dietro la quale c’è un vero e proprio filosofo, un allenatore italiano giovanissimo che oggi è sulla bocca di tutta la Francia: Francesco Farioli.

Trentaquattro anni, nato a Barga, in mezzo alle Alpi Apuane toscane, Farioli non ha la minima esperienza professionistica alle spalle. Il calcio lo ha abbandonato all’età di 19 anni, quando faceva il portiere nel Margine Coperta, un tempo una delle accademie giovanili più importanti della Toscana. Si laurea in filosofia all’Università degli Studi di Firenze con una tesi dal titolo “L’estetica del calcio e il ruolo del portiere” e parallelamente inizia a costruire la sua carriera. Nel 2010 diventa vice-allenatore della Fortis Juventus in Serie D, rimanendovi per cinque stagioni. Dopo un anno alla Lucchese come preparatore dei portieri, un collega gli consiglia di inviare un curriculum a Roberto Olabe (futuro direttore sportivo della Real Sociedad) per provare ad entrare a far parte dello staff tecnico dell’Aspire Academy, centro di sviluppo che si occupa di formare i giovani qatarioti in vista del campionato mondiale del 2022.

In Medio Oriente ci rimane due anni, fino al grande salto in Serie A, sempre come preparatore dei portieri. Viene chiamato dal Benevento prima e dal Sassuolo di De Zerbi poi. Il 21 gennaio 2021 arriva infine la grande occasione, firma un contratto di due anni e mezzo per diventare l’allenatore del Fatih Karagümrük, squadra di Istanbul neopromossa nella massima serie turca. Le cose però non vanno come sperato e così, esattamente un anno dopo, Farioli trova l’accordo con l’Alanyaspor, dove rimane fino al gennaio 2023. Tutto questo prima della chiamata del direttore sportivo Florent Ghisolfi, la prima vera svolta della sua giovanissima carriera.

Farioli adesso guida una squadra dal grande tasso tecnico, con giocatori come Khephren Thuram – classe 2001 figlio di Lillian e fratello del Marcus interista – e Terem Moffi, ma ha a disposizione anche Sofiane Diop, esterno sinistro nato nel 2000, capace di accendersi con un solo tocco e regalare giocate di alta classe. In più c’è Jérémie Boga, arrivato in estate per 18 milioni dall’Atalanta e autore, come detto, della rete che ha regalato al Nizza, e a Farioli, i piani altissimi della classifica. E pensare che tre mesi fa era stato accolto con scetticismo e assoluta ostilità. Oggi invece il tecnico toscano non ha solo la Costa Azzurra ai suoi piedi, ma raccoglie anche endorsement davvero speciali, come quello del tecnico del PSG Luis Enrique: “Il Nizza è una squadra veramente complicata da affrontare, con uno stile di gioco affascinante. Devo fare i complimenti al loro tecnico, Farioli, per le sue idee, che sono quelle che piacciono anche a me”. Insomma, niente male per un “semplice” filosofo.

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