Il 12 giugno scorso Davide Fontana, che uccise, seviziò e tentò di distruggere il corpo di Carol Maltesi nel gennaio 2022, fu condannato a 30 anni con l’esclusione delle aggravanti. Nei giorni scorsi il 44enne, che aveva fatto a pezzi il cadavere tentando senza successo di dargli fuoco, è stato ammesso alla giustizia riparativa. La corte d’Assise di Busto Arsizio ha accolto – prima volta in Italia come riporta Il Giorno – la richiesta del bancario. Non si tratta di una alternativa all’iter penale né incide sul piano civilistico.

Cos’è la giustizia riparativa – La giustizia riparativa non è alternativa all’ambito penale, e quindi non porta a uno sconto di pena, e non incide in quello civile, ma è una forma di risoluzione del conflitto, complementare al processo, basata sull’ascolto e sul riconoscimento dell’altro con l’aiuto di un terzo imparziale. Ovvero un mediatore. Davanti al mediatore si ritroveranno le parti (non i familiari di Maltesi che hanno già detto no) per stabilire quale percorso dovrà affrontare Fontana (che potenzialmente, visto il tipo di reato, potrebbe operare come volontario in un centro antiviolenza). Il padre della vittima tempo aveva dichiarato che avrebbe aspettato l’imputato quando sarebbe uscito dal carcere. Fontana aveva raccontato agli inquirenti di aver congelato i resti della ragazza, poi trovati i in sacchi di plastica tra i monti bresciani, a Borno, nel marzo del 2022. Per settimane dopo la morte della donna aveva usato il cellulare della giovane rispondendo ai messaggi di parenti e amici, fingendosi lei.

L’avvocato: “Un caso pilota” – “Di certo si crea un precedente” spiega l’avvocato Stefano Paloschi, difensore di Fontana. “Il caso del mio assistito – ha spiegato Paloschi – è stato trasmesso al centro per la giustizia riparativa e la mediazione penale di Milano. Non c’è una tempistica che possa fissare la mediazione, questo potrebbe essere un caso pilota. Di certo si crea un precedente“. La norma che prevede l’inserimento di un reo nel percorso di giustizia ripartiva è del tutto nuova ed è contenuta nella riforma Cartabia. Ora le parti dovranno incontrare un mediatore ma, trattandosi di una novità assoluta, non è ancora prevedibile una tempistica né come potrà tradursi in modo concreto il percorso di Fontana.

Il padre della vittima: “Sconvolto e schifato” – “Il mio assistito e tutti i famigliari di Carol Maltesi non vogliono in alcun modo incontrare Davide Fontana” spiega l’avvocata di parte civile Manuela Scalia, che assiste Fabio Maltesi, padre della vittima. “Ho avvisato il mio assistito, che vive ad Amsterdam, della decisione della Corte – prosegue Scalia – Si è detto sconvolto e schifato da una giustizia che ammette un assassino reo confesso, che ha ucciso, fatto a pezzi ed eviscerato una ragazza, di accedere ad un percorso simile”.

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