La sonda era partita nel 2016 per un missione straordinaria: avvicinare un asteroide, prelevarne un campione e riportarlo sulla Terra per studiarlo. L’aggancio dell’asteroide Bennu era avvenuto due anni dopo. A distanza di sette anni la sonda sta tornando e manca davvero poco, solo 48 ore, al rientro. Il conto alla rovescia per il rientro era iniziato a marzo. Paradossalmente l’arrivo sulla Terra della capsula con circa 250 grammi di materiale dell’asteroide Bennu rappresenta una delle fasi più critiche di tutta la missione, perché il prezioso bottino dovrà essere protetto non solo dal calore e dalle vibrazioni dovute all’ingresso in atmosfera, ma anche dai contaminanti terrestri.

La preparazione – I membri del team di Osiris-Rex insieme ai partner della missione hanno simulato i piani di navigazione in vari scenari di meteo, attività solare e detriti spaziali, per garantire che il rientro della capsula avvenga all’interno di un’area mirata entro i 13 minuti previsti. In estate si sono svolte le esercitazioni sul campo delle squadre di recupero, responsabili della messa in sicurezza del sito di atterraggio e dell’elitrasporto della capsula in una camera bianca portatile.

L’appuntamento – Domenica 24 settembre tornerà sulla Terra, con il suo carico prezioso: campioni di materiale prelevato dall’asteroide Bennu. Tra gli obiettivi della missione c’è l’indagine sull’origine della materia organica che, cadendo sulla Terra oltre 4 miliardi di anni fa, ha dato la spinta alla nascita della vita sul nostro pianeta. Osiris-Rex entrerà nell’atmosfera terrestre a una velocità 15 volte superiore a quella del proiettile di un fucile. Una volta che la capsula sarà al sicuro a terra, verrà portata al Johnson Space Center in Texas, dove è stata costruita una camera bianca dedicata per analizzare i campioni.

La missione – Osiris-Rex – acronimo che sta per Origins, Spectral Interpretation, Resource Identification, Security-Regolith Explorer – ha osservato e studiato l’asteroide Bennu prima di far posare il braccio robotico che ha prelevato i preziosi campioni dell’asteroide. La sonda è grande quanto un Suv mentre l’asteroide, del diametro di circa 500 metri, era considerato potenzialmente pericoloso perché secondo le stime elaborate negli anni scorsi aveva una possibilità su 2.700 di colpire la Terra nei prossimi 200 anni.

L’analisi del campione – Il dottor Ashley King del Museo di Storia Naturale di Londra sarà uno dei primi scienziati a mettere i guanti sul materiale. Fa parte del team che effettuerà l’analisi iniziale. “Quando riporteremo sulla Terra i 250 g dell’asteroide Bennu, osserveremo materiale che esisteva prima del nostro pianeta, forse anche alcuni grani che esistevano prima del nostro Sistema Solare”, afferma il professore Dante Lauretta, il ricercatore principale dell’asteroide Bennu, citato dalla Bbc. “Stiamo cercando di ricostruire le nostre origini. Come si è formata la Terra e perché è un mondo abitabile? Da dove hanno preso l’acqua gli oceani; da dove viene l’aria nella nostra atmosfera; e, soprattutto, qual è la fonte delle molecole organiche che costituiscono tutta la vita sulla Terra?”. La Nasa è pronta a coprire l’evento e chi vorrà potrà assistere in diretta sui canali dell’Agenzia spaziale statunitense a tutte le fasi finali della missione.

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