Risparmiare o salvare il pianeta? Un dilemma globale ma lui, Rishi Sunak, è il primo leader a sciogliere le riserve e a rinnegare apertamente le politiche sull’ambiente già varate dal suo governo. La transizione può aspettare, meglio proteggere prima le tasche dei britannici afflitti dal carovita (e che tra qualche mese andranno alle urne), è, in soldoni, il messaggio di fondo del premier arrivato con l’annuncio roboante del suo nuovo approccio a NetZero. Il primo ministro britannico ha fatto una controversa retromarcia posticipando di cinque anni l’applicazione di misure come la messa al bando della vendita di nuovi veicoli diesel o benzina, che slitta quindi dal 2030 al 2035, così come i termini per completare la sostituzione dei boiler a gas. Sparisce anche il vincolo di implementare l’efficienza energetica degli edifici, niente tasse per chi vola o misure per ridurre il consumo di carne.

“L’adozione delle nuove tecnologie sta avvenendo più velocemente di quel che pensassimo, un buon esempio sono i veicoli elettrici e, se guardiamo ai numeri, sono sicuro che siamo sulla buona strada per raggiungere NetZero nel 2050 e possiamo farlo in un modo più graduale e pragmatico. In questo modo porteremo con noi le persone e minimizzeremo costi che per le famiglie potrebbero salire a spirale di migliaia e migliaia di pound” ha detto Sunak sostenendo che il rilassamento delle sue politiche ambientali sia in linea con gli approcci di paesi europei come Germania, Francia, Italia e Spagna, oltre ad Australia Canada e Svezia, e a stati USA tra cui California, New York e Massachusetts.

Più poveri o più sostenibili? Questo è il problema – Le elezioni in Regno Unito potrebbero giocarsi a spese dell’ambiente. Letteralmente. Il premier Rishi Sunak, a picco nei consensi a pochi mesi dalle politiche, ha imparato la lezione dalle recenti suppletive dove il suo partito è riuscito a mantenere la maggioranza soltanto nel seggio lasciato dall’ex premier Boris Johnson a Uxbridge e South Ruislip, zona ovest di Londra, perché la campagna elettorale è stata impostata contro i piani del sindaco laburista Sadiq Khan di estendere la famigerata Ulez (Ultra Low Emission Zone) ovvero l’area a pagamento per i veicoli più inquinanti.

L’allungamento del percorso per la transizione verde di Sunak sta spaccando i britannici ma anche il suo stesso partito con l’ex ministro dell’ambiente Lord Goldsmith che chiede elezioni anticipate prima che il Primo Ministro distrugga la credibilità ambientale del Regno Unito, mentre l’ex premier Boris Johnson è sceso in campo per ricordare al suo ex cancelliere che “non può permettersi di vacillare su netzero e che le imprese devono avere certezze sugli impegni del governo”.

A fargli eco, dal comparto automobilistico la critica maggiore arriva dal gigante Ford: “il nostro settore ha bisogno di tre cose dal governo ovvero ambizione, impegno e consistenza. Il rilassamento della scadenza al 2030 mina tutte e tre” ha detto Lisa Brankin, amministratrice delegata che ha investito 40 miliardi di sterline nella transizione all’elettrico del loro parco veicoli e nove nuovi modelli previsti per il 2025, di cui 430 milioni spesi per adeguare gli stabilimenti in Regno Unito per la produzione di auto elettriche. Solo pochi giorni fa la Bmw aveva annunciato un investimento di 600 milioni di sterline sul sito di Oxford e quello di Swindon, per produrre le Mini elettriche già prodotte in Cina.

Ma in vista del voto del 2024, Sunak si gioca il tutto per tutto, e sembra puntare su quella fetta degli elettori che tra promesse ambientaliste e il loro portafoglio, scelgono il secondo. A rafforzare la decisione del premier, che solo lo scorso anno ha dovuto cambiando in corsa la decisione di non recarsi alla conferenza sul clima Cop27 (ma che non vi ha fatto partecipare il re degli ambientalisti britannici, nonchè il sovrano Carlo III), è un sondaggio di Opinium secondo cui il 46% dei britannici sono contrari a politiche ambientali che hanno impatto negativo sulle loro finanze, contro il 22% che le sosterrebbero comunque. Il dato sembra essere confermato da statistiche che mostrano come il carovita abbia eroso il consenso della popolazione per le politiche verdi di Sunak. Secondo YouGov solo il 36% delle persone oggi sono favorevoli al bando di auto a benzina e diesel nel 2030, in calo rispetto al 51% del 2021, con una flessione dal 41% al 19% tra i conservatori.

Dall’opposizione giungono clamore e critiche alla retromarcia sebbene anche sul programma ambientale dei laburisti permangano delle ombre. Se eletti al governo riporteremo il divieto di vendere nuove auto a benzina e diesel al 2030, promettono i laburisti di Keir Starmer che però all’indomani della vittoria dei conservatori a Uxbridge and South Ruislip aveva fatto appello al sindaco Khan perché riconsiderasse l’estensione della zona Ulez: “Dobbiamo respirare aria pulita ma non voglio dei programmi che impattano in modo sproporzionato sulle famiglie nel mezzo della crisi del carovita – aveva commentato Starmer – dobbiamo guardare ad altre opzioni per combattere l’inquinamento”. Il ministro ombra per i cambiamenti climatici, il laburista Ed Miliband, dice di non vedere l’ora di andare a un testa testa con il governo conservatore e controbattere le le affermazioni che la transizione ambientale non funziona sul piano economico.

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