Perché Andrea Crippa, vicesegretario della Lega, odia così tanto il direttore del Museo Egizio, Christian Greco? Un odio tale da esporsi in modo ben poco istituzionale, chiedendo che il ministero della Cultura “lo cacci”, perché “è un direttore di sinistra che ha gestito il Museo in modo ideologico e razzista contro gli italiani e i cittadini di religione cristiana”, superando nei toni tutti gli esponenti del suo partito e di maggioranza. Gennaio 2018, il Museo Egizio è nel bel mezzo delle critiche, da parte soprattutto di militanti della Lega e di FdI, per aver previsto una campagna promozionale che offriva sconti a chi proveniva da paesi arabi: un’offerta per tempo limitato, oltre alle tante altre promozioni previste dal museo.

A rinfocolare la polemica e aizzare la rabbia ci pensa la pagina Facebook dei Giovani Padani, pubblicando, il 17 gennaio, un video dal titolo “Condividiamo questa vergogna! Facciamogli sentire cosa ne pensiamo”. Il protagonista è l’allora presidente dei GP, Andrea Crippa. Nel video chiama il centralino del Museo Egizio, gestito dalla cooperativa Rear, e chiede informazioni sulle agevolazioni previste dal museo. Si sente rispondere una voce maschile, che chiarisce come ci siano sconti per i pensionati, per gli studenti e per gli arabi. Ne segue una discussione in cui Crippa chiede spiegazioni: “Come, sconti per gli arabi e non per gli italiani?”. Il centralinista, confermando l’assenza di tariffe agevolate per gli italiani e giustificando lo sconto, spiega che “senza gli arabi non avremmo praticamente il museo”. Migliaia di condivisioni, milioni di visualizzazioni, centralini del museo intasati da proteste (il video invitava a farlo, con un numero in sovrimpressione). Ma quel video era manipolato con un audio falso: a rispondere non era stato un centralinista del Museo Egizio, che al tempo, peraltro, non aveva centralinisti maschi.

La Fondazione che gestisce il Museo tiene un profilo bassissimo, non commenta, ma sporge subito querela. Crippa risponde con un altro video, in cui porta al Museo Egizio un poster della Lega: “Prima gli italiani”. Però poi viene condannato in primo grado, risarcimento di 15mila euro, rimozione del video dai social, inibizione a ogni ulteriore diffusione: ma è l’aprile 2020, e l’opinione pubblica è concentrata su altro. Sentenza poi ribaltata dalla Corte d’appello civile: il video è falso, sì, ma l’iniziativa di Crippa sarebbe stata “libera espressione del diritto di critica politica” in un “momento storico peculiare”, la campagna elettorale del gennaio 2018. Peraltro in quelle elezioni Crippa risulterà eletto deputato per la prima volta. Il procedimento viene archiviato, ma il video rimane bannato dai social.

Quel video era stato girato in un hotel di Laives, in Alto Adige, durante un tour, e la vicenda è ben nota a chi conosce il territorio. Ad aiutare Crippa nel montaggio c’erano due militanti leghisti e collaboratori, che hanno entrambi lasciato il partito. L’ex deputato Filippo Maturi e il social media manager e consigliere altoatesino Kevin Masocco (finito sulle cronache per aver detto in un audio che c’era “una dj da violentare”, fatto che lo spinse alle dimissioni). Andrea Crippa invece dal 14 giugno 2019 è vicesegretario della Lega, e né la prima condanna né la certificazione che il video fosse falso hanno avuto conseguenze sulla sua carriera politica: ma rischiano di averne sulla carriera dei direttori del Museo Egizio, che continuano, dopo anni, a non commentare il comportamento del parlamentare leghista. Che con grande enfasi ritiene che debbano dimettersi, in base a un supposto razzismo che non esitò a provare attraverso un audio falso.

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