di Gaetano Benedetto*

Da quasi un anno il WWF si sta occupando della cosiddetta autonomia regionale differenziata. Il tema della tutela dell’ambiente e dell’ecosistema è tra quelli che potranno essere trasferiti alle Regioni e le conseguenze potrebbero essere gravissime.

Con il disegno di legge proposto dal Governo si intende dare attuazione all’articolo 116, comma 3, della Costituzione: ferme restando le prerogative delle Regioni a statuto speciale, possono essere consentite a quelle a statuto ordinario “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”, anche nelle materie quali la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, che rientrano nella legislazione esclusiva statale.

Poiché la Costituzione non specifica quali siano le forme e condizioni particolari di autonomia (e molto si è discusso sulla natura e forma delle attribuzioni che lo Stato potrebbe riconoscere), il disegno di legge del Governo intenderebbe disciplinare le modalità e le procedure che dovranno essere seguite dalle Regioni che dovessero farne richiesta. Sorge dunque una prima domanda: come s’intende trasferire competenze, legislative e amministrative, su materie quali la tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, che rientrano tra quelle su cui lo Stato ha competenza legislativa esclusiva? Non sarebbe opportuno un loro trattamento specifico e differenziato rispetto a materie cosiddette concorrenti su cui lo Stato e le Regioni possono assieme legiferare?

Poi, nel febbraio 2022 è stata approvata una modifica degli articoli 9 e 41 della Costituzione introducendo la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi tra i principi costituzionali fondamentali e ponendo la tutela dell’ambiente anche quale limite all’iniziativa economica. La domanda che, in questo caso, ci poniamo è dunque semplice: la tutela dell’ambiente e della biodiversità, passando da valore costituzionale a principio fondamentale della Costituzione, mantiene la stessa possibilità di essere trasferito quale competenza alle Regioni con le stesse modalità?

La proposta del Governo non tiene conto di queste distinzioni, ma richiama in modo generale livelli essenziali di prestazioni (Lep) che devono essere comunque garantiti per le tematiche oggetto di diritti civili e sociali. Per l’identificazione di questi livelli essenziali di prestazioni, applicando una serie di disposizioni inserite nella legge di bilancio 2023, il Governo ha nominato un apposito Comitato composto certamente da personalità di alto prestigio.

Da tempo il WWF ha trasmesso osservazioni puntuali e documentate alla Commissione Affari costituzionali del Senato, che sta dibattendo sul disegno di legge governativo che porta la firma del Ministro Calderoli. Parimenti ha interloquito con il Comitato tecnico sui Lep nominata dal Governo (presieduto dal Prof. Cassese) al cui interno opera uno specifico sottogruppo che si occupa delle tematiche ambientali (presieduto dal Prof. Bertolissi) che ha ritenuto di sentire il WWF in una specifica ed approfondita audizione dopo la quale i documenti presentati sono stati ulteriormente integrati.

Ora il dibattito è giunto ad un punto cruciale: al Senato si stanno vagliando gli emendamenti presentati, la Commissione tecnica sta cercando di capire come gestire le tematiche ambientali e degli ecosistemi e la definizione dei livelli essenziali di prestazioni che le Regioni dovrebbero garantire in un quadro di autonomia. Il Governo tramite il Ministro delle Riforme Istituzionali, Elisabetta Casellati, dichiara che il tema dell’autonomia regionale differenziata debba necessariamente essere discusso nelle Aule del Parlamento riaprendo così un confronto al là della proposta del Ministro Calderoli. E nel frattempo Fratelli d’Italia avanza un emendamento per correggere l’impostazione di lavoro dato al Comitato tecnico.

Ben al di là di ogni logica giuridica, il WWF ritiene che il regionalismo differenziato non possa e non debba compromettere garanzie di tutela omogenee su tutto il territorio nazionale. Vale la pena ricordare che già la Corte costituzionale ha affermato che il livello di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema che lo Stato deve assicurare dev’essere “adeguato e non riducibile” da parte delle Regioni. Ma, mentre su alcune tematiche ambientali esistono vari parametri per cui arrivare alla definizione dei livelli essenziali di prestazioni a cui le Regioni devono attenersi, per la tutela degli ecosistemi (e quindi della biodiversità) questi riferimenti non sono ancora sufficienti e andrebbero elaborati.

Qual è, ad esempio, il parametro essenziale di prestazione che dev’essere garantito per il mantenimento di un servizio ecosistemico? E come questo dev’essere per garantire l’interesse delle generazioni future, principio richiamato dal riformato articolo 9 della Costituzione?

I danni che si potrebbero fare sulla tutela dell’ambiente e della biodiversità avrebbero conseguenze dirette sulla vita di noi tutti, ben al di là di quelli che inciderebbero sui nostri diritti di cittadini.
L’ipotesi di regionalismo differenziato induce pertanto una grande preoccupazione anche per i temi dell’ambiente. Non è certo mistero poi che le Regioni abbiano variamente cercato di aggirare le normative statali in campo ambientale e non siano certo state protagoniste della corretta applicazione degli obblighi comunitari in materia.

Proprio per richiamare l’attenzione del Legislatore su questi temi, il WWF ha organizzato un convegno su “Ambiente, Autonomia differenziata, Costituzione”, a Roma, lunedì 16 ottobre, presso il Senato della Repubblica, Sala Capitolare del Chiostro del Convento di Santa Maria Sopra Minerva.

*Presidente Centro Studi WWF

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