Si era ben guardata dal citarla nell’autodifesa al Senato del 5 luglio scorso, ma a distanza di tre mesi e mezzo nuovi guai per la ministra Santanchè arrivano dalla società Bioera, e che guai. I pubblici ministeri di Milano Luigi Luzzi e Giuseppina Gravina bocciano totalmente la richiesta di concordato semplificato di Ki Group, ex gioiello del settore biologico gestito negli anni scorsi dalla coppia Canio Mazzaro-Daniela Santanchè. I magistrati ritengono che il piano di salvataggio proposto nei mesi scorsi sia “inattuabile” proprio a causa delle difficoltà di Bioera, che non può indebitarsi ulteriormente stante la sua disastrata situazione finanziaria. Detto altrimenti, nel concordato veniva indicato che a salvare la baracca sarebbe stata una società che afflitta però da una crisi d’insolvenza mai dichiarata, e per di più “non reversibile”. Per questo motivo chiedono la liquidazione giudiziale (il vecchio fallimento) di Ki Group, di altre due società del gruppo e della stessa Bioera.

In sostanza Canio Mazzaro, ex compagno della ministra e padre di suo figlio Lorenzo, aveva tentato di replicare per il disastrato gruppo alimentare lo stesso schema di salvataggio tentato da Ruffino, il nuovo azionista di riferimento di Visibilia che si è suicidato nei mesi scorsi, grazie a una serie di operazioni finanziarie intragruppo, come lettere di garanzia di Bioera nei confronti di Ki, acquisto di partecipazioni, cessioni di crediti. Ma i magistrati hanno ritenuto che il piano sia “irrealizzabile” anche per effetto della assenza di garanzie credibili.

Nel documento di 10 pagine depositato dai pm il 15 settembre, spunta poi il nome di Geca (Golden Eagle Capital Advisors): si tratta di un fondo “clone” di Negma, il misterioso fondo con sede a Dubai e nelle isole vergini britanniche che ha finanziato per 3 milioni di euro Visibilia. Peccato che i PM di Milano non credano che Geca possa davvero sostenere l’operazione finanziaria di aumento di capitale sulla quale Ki Group faceva perno in passato. Gli schemi di comportamento nella gestione delle imprese del gruppo Mazzaro – Santanchè (e i tentativi di risoluzione delle rispettive crisi) sembrano dunque ripetersi con un cliché costante.

In Ki Group non solo Mazzaro ma anche la Santanchè ha avuto ruoli di governance e operativi sino alla fine del 2021. Circostanza negata dalla ministra, che in Senato ha affermato di non avere avuto in alcun modo responsabilità di gestione, ma smentita platealmente dalle testimonianze di dipendenti ed ex dipendenti che quel giorno erano presenti in aula e hanno ricordato con dovizia di particolari i ruoli molteplici rivestiti da Santanchè nella decotta società alimentare: “Ho sentito il ministro dire che con Ki Group non c’entrava niente – è una delle testimonianza – Non entro nel merito ma so che, per quanto mi riguarda, avevo contatti non dico quotidiani ma quasi con la dottoressa e che buona parte delle cose che andavo a fare erano sotto sue direttive”.

Numerosi di questi ex dipendenti di Ki Group attendono ancora il pagamento delle liquidazioni e di altre spettanze. Se il piano di concordato semplificato sarà definitivamente cassato dal tribunale di Milano, come pare possono a questo punto avvenire, la liquidazione di questi lavoratori passerà all’INPS e saranno quindi i fondi pubblici a dovere ripianare i debiti contratti da Canio Mazzaro negli anni in cui la società era amministrata e gestita anche da Daniela Santanchè.

FIRMA LA PETIZIONE DEL FATTO SU “IOSCELGO”
Intanto, la petizione lanciata dal Fatto sulla piattaforma “Io scelgo” per chiedere le dimissioni della ministra in due mesi mesi ha raccolto 32.938 firme, ed è vicinissima all’obiettivo delle 35mila.

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