“Pensare di riempire in continuazione i centri di accoglienza pensando “più ce ne stanno e meglio è” non ha senso. L’accoglienza che noi abbiamo in mente non è questa. E le grandi concentrazioni purtroppo comportano dei rischi. Non sto dicendo che tutti quelli che arrivano qui sono criminali o delinquenti. Sto dicendo che se evitiamo di creare substrati per criminali in erba per poi ritrovarceli in stazione sarebbe auspicabile”. Le parole di Luca Zaia al punto stampa coi cronisti a Venezia, riportate dal Corriere del Veneto, sono una stroncatura micidiale della “soluzione” individuata dalla premier Giorgia Meloni alla crisi dei migranti: creare nuovi Cpr (Centri di permananza per il rimpatrio, strutture detentive in cui trattenere chi è in attesa di espulsione), arrivando ad averne uno in ogni Regione, quindi venti al posto dei nove attuali. Proprio il Veneto, che al momento non ne ospita nessuno, sarebbe tra i territori interessati dalla novità.

Ma se il segretario leghista Matteo Salvini è entusiasta dell’idea (“i nuovi Cpr sono fondamentali per fronteggiare clandestini e delinquenti”) il suo governatore non lo è affatto e sottolinea il rischio che i nuovi centri creino “assembramenti” e il “substrato per magagne sociali che ben conosciamo”. Poi si toglie un sassolinodalla scarpa: “I numeri confermano la preoccupazione che io avevo posto nel dibattito a inizio estate. Una preoccupazione che non è stata colta dai grandi strateghi della politica in Veneto”. Con gli arrivi raddoppiati rispetto allo scorso anno, infatti, al momento in Veneto si supera quota novemila migranti ospitati. Espellere tutti quelli che non hanno diritto all’asilo “sarebbe come voler svuotare il mare con un secchiello“, dice Zaia. Perché Salvini e Meloni intendano.

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