Un nuovo golpe. O forse no: da oltre due giorni si rincorrono in rete notizie di un colpo di stato in atto nella Repubblica del Congo, capitale Brazzaville, mentre il presidente Denis Sassou Nguesso era in viaggio verso New York per prendere parte alla 78° assemblea generale delle Nazioni Unite. Voci prontamente smentite dal portavoce del governo congolese, Thierry Moungalla, fin dalla sera del 17 settembre. Eppure tali rumors hanno continuato a circolare sul web, in particolare su account filorussi. Tanto da spingere a domandarsi se non possa esserci – dietro alle fake news – qualche segnale da leggere con più attenzione. Del resto, dopo i colpi di stato in Niger e Gabon, ultimi in ordine di tempo, diversi account panafricanisti pubblicavano l’elenco dei presidenti ancora in carica da decenni, tirando a indovinare chi sarebbe stato il prossimo. E nell’elenco il presidente congolese Sassou Nguesso brilla per i suoi 39 anni ininterrotti al potere. Non solo: dal 2021, ministro della Cooperazione internazionale è suo figlio Denis-Christel (già direttore generale aggiunto della SNPC, la Société nationale des pétroles du Congo), tanto da far supporre una volontà dinastica di successione al potere. E sono proprio gli idrocarburi la principale risorsa del paese, come spiega a ilfattoquotidiano.it la ricercatrice Domitilla Catalano Gonzaga, responsabile del desk Africa per il CeSI: “Molti paesi occidentali hanno interessi economici nel Congo-Brazzaville per le sue risorse naturali: fra questi, la Francia con Total e anche l’Italia con ENI”. Va tenuto presente che anche in questo caso, come negli altri golpe recenti, parliamo di una ex colonia francese, con i relativi malumori e contrasti che ormai attraversano tutta l’Africa francofona nei confronti di Parigi e delle sue ingerenze, reali o presunte.

Ma quali sono invece le nuove influenze sul Congo Brazzaville e chi avrebbe interesse a scalzare la Francia anche da qui? Può esserci qualche gioco di potere o influenza dietro le fake news che in queste ore hanno generato dubbi e confusione? Spiega ancora Catalano Gonzaga: “Non è una novità che account filorussi conducano campagne di disinformazione finalizzata a creare instabilità e tensione. L’obiettivo potrebbe essere proprio quello di creare apprensione nell’Occidente.”

E aggiunge: “La Russia sicuramente sta cercando di espandere la sua presenza economica in Congo-Brazzaville attraverso investimenti in vari settori, compresi il petrolio e il gas, l’industria estrattiva e l’energia. Nello specifico, lo scorso settembre i due Paesi hanno firmato una serie di accordi di cooperazione economica, con protocolli d’intesa in diversi settori, come quello delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, quelli della salute e della ricerca, o ancora le tecnologie e le attività innovative, la cultura fisica e lo sport. Società russe poi sono coinvolte in progetti di esplorazione e produzione di petrolio nella regione. Tuttavia – aggiunge – con gli elementi emersi finora il presunto colpo di stato ad oggi non lo vedo come una minaccia russa. La situazione del Congo Brazzaville è più simile a quella del vicino Gabon: Paesi che sono controllati da decenni da presidenti autoritari che continuano a rimanere al potere. C’è in tutta l’Africa, in special modo nell’Africa francofona, un sentimento anti-occidentale che si sta espandendo, ma soprattutto credo ci sia una vera e propria volontà di cambiamento: a scendere in piazza sono i giovani che non vogliono più al potere governi corrotti”. E non si tratta di modi di dire: la famiglia Sassou-Nguesso è stata più volte sotto indagine negli Stati Uniti e in Francia per reati economici e fiscali.

“Certo – prosegue la ricercatrice – nel caso in cui ci fosse un vero colpo di stato in Congo è possibile che un eventuale nuovo governo militare metta in crisi il consolidato rapporto con la Francia e non è da escludere che tenda ad avvicinarsi ancor di più alla Russia e alla Cina. Il legame tra Congo Brazzaville e Russia c’è sicuramente anche adesso, ma ad oggi non ci sono fattori che possano confermare un suo eventuale allontanamento dall’Occidente“.

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