Il risultato non lascia dubbi. Il tre a zero della finale dell’Europeo di volley tra Italia e Polonia al PalaEur di Roma è netto e non dà ai ragazzi allenati da Ferdinando De Giorgi neanche la consolazione di aver strappato un set agli avversari. Eppure questa medaglia d’argento, arrivata dopo l’oro continentale del 2021 e quello mondiale del 2022, non va buttata via. In prospettiva, la nazionale maschile può ancora crescere molto e rimanere ai vertici della pallavolo internazionale.

Gli azzurri guidati dal capitano Simone Giannelli si sono trovati di fronte una corazzata non invincibile, ma decisamente forte. Rispetto a quella affrontata nella finale del mondiale del 2022, la Polonia poteva contare su una garanzia in più, quella data dal cubano naturalizzato Wilfredo Leon, assente nel torneo dello scorso anno. Al servizio i polacchi tiravano troppo forte: “Arrivavano veramente delle belle bordate”, ha commentato Daniele Lavia ai microfoni Rai subito dopo la sconfitta. Non solo Leon, in grado di spedire la palla a 138 km/h, ma anche Norbert Huber, capace di mettere a tabellino cinque ace. Undici in totale i punti su battuta fatti dai biancorossi, soltanto tre quelli dell’Italia. Di fronte a questi servizi, con una ricezione imprecisa e distante dalla rete, per Giannelli era difficile poter impostare un buon gioco e permettere agli schiacciatori di attaccare come si è visto nel corso dell’Europeo.

Non è stato soltanto un problema dettato dalla potenza degli avversari, ma anche dalla testa. Gli italiani sono scesi in campo tesi: “Siamo entrati non con l’atteggiamento giusto”, ha spiegato Lavia alla Rai nei post-partita. Forse una decisione arbitrale dubbia nelle prime azioni di gioco ha fatto sì che l’Italia non riuscisse a interrompere un turno in battuta della Polonia, che ha subito agguantato un buon vantaggio. “Vi dovete rilassare un attimino. Meno elettrici, meno tensione”, gli ha strigliati De Giorgi nel corso di un time-out del primo set. Più che le parole del coach, a cambiare gli animi è l’ingresso in battuta di una riserva eccellente, Riccardo Sbertoli (palleggiatore campione d’Italia con il Trentino volley), che – come contro la Francia nel primo set – mette un po’ in difficoltà gli ospiti. “Se chi entra dalla panchina ogni volta che entra è convinto che può cambiar un set o uno scambio, vuol dire che il gruppo va tutto nella stessa direzione e tutti sono importanti”, ha detto. Non è bastato a recuperare lo svantaggio, ma è servito a chiudere il set con uno stato d’animo diverso e così, nel secondo e nel terzo set, l’Italia è stato un po’ più sciolta e fiduciosa. Certo, ha subito ancora le battute degli avversari, ma ha reagito meglio, tant’è che il terzo e ultimo set si è chiuso sul 25-23.

E allora, cosa portarsi dietro da questa competizione? In questo periodo i paragoni con la nazionale femminile sono infelici, ma è innegabile che un elemento chiave della squadra di De Giorgi è la capacità di restare e mostrarsi uniti, giocatori e staff. Lo ha messo in evidenza quell’abbraccio collettivo a Simone Anzani, rimasto fuori dalla squadra per alcuni accertamenti medici, dopo la vittoria con la Francia giovedì sera, e quello a Roberto Russo, infortunatosi durante il durissimo quarto di finale contro l’Olanda. “Noi Italia” è il moto coniato da De Giorgi per sintetizzare l’unione del gruppo con la maglia azzurra.

C’è poi la consapevolezza che questo team – già vincitore di due ori – può ancora crescere. È cresciuto già e può maturare ancora, acquisendo quell’esperienza che squadre rodate da anni come la Polonia, la Slovenia e la Francia hanno. D’altronde l’età media dei polacchi è di 29 anni, quella dell’Italia è si ferma a 24. Gli azzurri più “anziani” in campo erano il libero, Fabio Balaso, che – fatta eccezione della partita con la Polonia – è una garanzia per le retrovie, e il capitano Giannelli, 27 anni, che ha competenza e freddezza di un veterano. I polacchi non avevano alcun giocatore nato dopo il 1999, mentre l’Italia ne ha schierati cinque. Merito sì del ricambio generazionale innescato da De Giorgi quando ha preso in mano la squadra dopo il fallimento delle Olimpiadi a Tokyo nel 2021, ma anche del lavoro delle giovanili azzurre (che però non possono contare più, a livello maschile, del Club Italia, cioè la squadra di giovanissimi che affronta il campionato “dei grandi” in serie A2).

Andiamo a vedere i palmares di alcuni: il centrale Leandro Mosca e Lavia erano nell’Under-21 argento ai mondiali del 2019 (il secondo premiato come miglior schiacciatore). Due ragazzi del 2001, Alessandro Michieletto e Tommaso Rinaldi, hanno vinto il mondiale under-19 nel 2019 e quello under-21 nel 2021. Alessandro Bovolenta era l’opposto titolare dell’Under-19 campione d’Europa nel 2022. Insomma, c’è molta materia prima buona per il futuro.

Se l’oro europeo del 2021, dopo la disfatta olimpica, e il mondiale successivo hanno rivelato al grande pubblico i talenti di Michieletto e di Yuri Romanò (approdato in nazionale con De Giorgi dalla serie A2, senza mai aver giocato in Superlega), questo ha mostrato a tutti le doti di Lavia, schiacciatore del Trentino Volley, squadra dove è maturato molto sotto la guida di Angelo Lorenzetti (uno dei pochi allenatori della Superlega capace di coltivare i giovani talenti).

La federazione e De Giorgi puntano su questo gruppo che può potenzialmente prendere parte alle prossime due olimpiadi e su cui possono innestarsi ancora alcuni giovani. “Questi ragazzi hanno ancora margine di miglioramento – ha detto il coach nel post partita –. Questi otto gradini e mezzo hanno messo esperienza e qualità in un gruppo molto giovane. È una sconfitta che diventerà ancora una volta importantissima per trovare una cazzimma in più per le qualificazioni olimpiche e un torneo importantissimo”, le Olimpiadi, torneo che manca all’albo d’oro della Fipav. Prossimo appuntamento il 30 settembre in Brasile, a giocarsi il primo pass per Parigi.

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