Milano, via Ugo Tommei: 900 euro al mese per un piccolo monolocale soppalcato, libero da gennaio 2024. Nel quartiere Città Studi, recita l’annuncio, ma in realtà via Tommei si trova in tutt’altra zona, ovvero in viale Molise/Piazzale Cuoco. Questa è una delle centinaia di offerte di affitto pubblicate da Roomless, start-up italiana operante nel settore degli affitti a medio e lungo termine che da qualche anno monopolizza i principali portali di ricerca immobiliare e che ha come “social mission” quella di “semplificare e ottimizzare il processo di ricerca di una struttura in affitto, che ad oggi risulta oneroso e complesso”.

Ilfattoquotidiano.it ha provato a contattare l’assistenza per capire quanto sia effettivamente grande il monolocale, visto che dalle fotografie a disposizione sembra davvero piccolo. Nessuna risposta. O meglio, l’operatore comunica che proverà a chiedere alla proprietà ma subito dopo ci richiede una lettera di presentazione per valutare l’idoneità all’affitto. Per ottenere un’informazione sulla metratura? Nonostante la presentazione, l’informazione non arriverà mai. Se volessimo procedere, il sito fa sapere che – qualora il locatore dovesse accettare la richiesta – occorrerebbero 1.779 euro da pagare per prenotare – 900 euro per la prima mensilità di affitto al proprietario e altri 879 euro per costi di servizio a Roomless – oltre a 900 euro di cauzione da corrispondere al proprietario al check-in.

Gli annunci pubblicati sul Web da Roomless sono tutti accumunati da una caratteristica ben precisa: i prezzi richiesti per l’affitto di una stanza sono decisamente alti, in molti casi ben superiori alla media di mercato. Numerosi annunci offrono infatti stanze in case in condivisione con altri 3 o più coinquilini a 800, 900 o perfino oltre i 1.000 euro al mese. “Stanza privata in zona Ortles/Ripamonti in un appartamento condiviso con altre 4 persone, 825 euro al mese”, si legge in un annuncio pubblicato su Casa.it. E ancora: “Stanza in affitto in via Comelico, zona Corso XXII marzo, in una casa in condivisione con altre 6 persone, 1.105 euro al mese”, recita un altro annuncio. Ma proviamo a sondare qualche opzione in una zona più periferica: “Stanza in affitto in Bande Nere a 765 euro al mese”. La casa misura 74 metri quadri e si condivide con altre 3 persone. Richieste che svettano anche nel mercato di Milano, estremamente caro.

Ma non è questo l’unico elemento distintivo di Roomless: il servizio infatti prevede l’obbligo di affittare l’appartamento al buio. Cosa significa? Che l’inquilino deve pagare la prima mensilità e i costi del servizio anticipatamente, senza poter visionare la casa di persona prima di poter decidere se l’immobile fa effettivamente al caso proprio. Al massimo, e vale solo per alcuni annunci, è possibile un tour virtuale. È scritto chiaro e tondo in ogni annuncio e nei “termini e condizioni” presenti sul sito. Gli appartamenti non possono essere visitati perché, spiega Roomless, “l’obiettivo è rendere completamente digitale il processo di locazione a medio lungo termine senza dover perdere tempo in visite e senza il rischio che sia qualcun altro ad affittare prima di loro”.

Rispetto al processo di verifica, Roomless spiega: “Per i proprietari privati, oltre alle verifiche documentali (documenti catastali, APE ecc.), richiediamo un video dove il proprietario ci indica un riferimento alla via, inquadra il palazzo e ci porta all’interno dell’appartamento. Per le aziende di gestione immobiliare, richiediamo delle verifiche a campione con richieste simili a quelle precedentemente indicate. Oltre a ciò, ad ogni prenotazione richiediamo dall’inquilino un feedback in merito alla coerenza fra quanto visto nell’annuncio e la realtà, in modo da avere un meccanismo di analisi/verifica che permette un auto aggiornamento)”.

Alcune sorprese però le hanno avute utenti sia italiani sia stranieri che hanno provato a utilizzare Roomless per cercare una stanza o appartamento a Milano. “Ho visto l’annuncio di una stanza in affitto e dalle foto sembrava fare al caso mio, così ho proceduto al pagamento fiducioso del fatto che l’operatore garantisse la veridicità delle immagini e dello stato dell’immobile”, racconta a ilfattoquotidiano.it Luca, utente insoddisfatto. “Non appena entrato, però, ho notato subito che la casa non assomigliava per nulla a quella ritratta nell’annuncio e ho chiesto il rimborso. La piattaforma mi ha risposto picche”.

Secondo i termini e le condizioni del servizio, nel caso di problemi l’affittuario deve contattare il proprietario dell’immobile e informare Roomless entro il termine inderogabile di 48 ore dal check-in. Roomless, infatti, corrisponde la prima mensilità al proprietario solamente due giorni dopo il check-in, per dare la possibilità all’inquilino di verificare le condizioni dell’immobile di persona e rilevare eventuali problemi. Sempre secondo la policy di Roomless, il rimborso totale, che può avvenire entro 30 giorni, ha luogo se “le caratteristiche materiali dell’alloggio sono diverse da quelle indicate nell’annuncio, differenza sufficientemente sostanziale da giustificare la risoluzione del contratto di locazione con il fornitore”.

Secondo la stessa policy, però, non saranno considerate sufficienti per giustificare la risoluzione del contratto di locazione con il fornitore l’usura dei mobili, aggiornamenti nell’alloggio che potrebbero comportare un arredamento diverso/nuovo (ad esempio un letto diverso dell’annuncio), la percezione della luce, la tinteggiatura delle pareti. E si tratta solo di quelle citate “a titolo esemplificativo”. Pare quindi che solo eventuali problemi strutturali vengano presi in considerazione per il rimborso totale.

“L’offerta standard prevede che il proprietario abbia la possibilità di pubblicare l’immobile sulla nostra piattaforma, come in qualsiasi marketplace. In merito ai prezzi (o alle altre informazioni quantitative e qualitative dell’annuncio), non siamo noi a definirli ma sono i proprietari che utilizzano roomlessrent.com come canale e definiscono tutti i parametri dei singoli annunci. Non siamo quindi noi responsabili dell’incremento dei prezzi dei canoni di locazione che anzi, per noi, è un fattore frenante”, dice a ilfattoquotidiano.it Riccardo Matteoni, founder e CFO di Roomless. “Stimiamo di chiudere il 2023 con oltre 4.000 affitti quindi su un tale volume è normale che qualcuno possa lamentarsi per un disservizio. A nostra difesa, possiamo dire di aver iniziato a lavorare a fine ottobre del 2022 con Trustpilot e da quel dato emerge (su 542 recensioni) che l’86% dei nostri clienti risulta molto soddisfatto. È giusto specificare anche la tendenza delle persone è fare recensioni solo in caso di situazioni negative e più difficilmente i situazioni positive, per questo mi sento di dire che il nostro dato è conservativo”.

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Il Corriere: “Il governo studia sanatoria su contanti e valori nelle cassette di sicurezza”. Leo (Mef): “Non me ne sto occupando”

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