La destra ha paura della voce dei lombardi”. Lo si legge nei cartelli esposti dalle opposizioni nell’aula del Consiglio regionale lombardo dopo la bocciatura dell’ammissibilità del referendum abrogativo sulla riforma sanitaria. Lo strumento referendario avrebbe voluto cancellare il principio di “equivalenza tra pubblico e privato” ma la maggioranza di centrodestra, con 45 voti, ha votato l’inammissibilità. E così i consiglieri di Partito democratico, M5s e Patto Civico hanno inscenato la protesta con cartelli e slogan. “Si tratta di un affronto nei confronti degli elettori lombardi e dei principi di base della democrazia” dichiarano i rappresentanti del Comitato Promotore tra cui Vittorio Agnoletto – anziché una valutazione giuridica, come previsto dalla l.r. 34/1983, sono motivazioni politiche, quelle che hanno orientato la maggioranza nell’impedire lo svolgimento di un’iniziativa di democrazia diretta come il referendum previsto dalla legislazione regionale”. Per il capogruppo M5s lombardo Nicola Di Marco “il centrodestra ha paura. Paura che i cittadini aprano un dibattito sul modo in cui viene gestita la sanità pubblica regionale. Paura che tutte quelle persone che oggi attendono mesi, se non anni, un esame o una visita specialistica, possano esprimersi su come il governo regionale amministri la sanità”. Mentre per i consiglieri di Patto civico Michela Palestra e Luca Paladini: “La maggioranza si è assunta l’enorme responsabilità di togliere la parola ai cittadini, decretando l’inammissibilità di quesiti che, secondo quanto previsto dalla legge, si sarebbero potuti tranquillamente riformulare per superare le eventuali criticità”.

E per il capogruppo Pd Pierfrancesco Majorino “è evidente la volontà di non disturbare gli interessi di coloro che si arricchiscono grazie alle insostenibili liste di attesa della sanità pubblica. Noi continueremo a sostenere l’idea di una sanità pubblica e accessibile a tutti e lo faremo dentro e fuori dal Consiglio regionale”.

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