L’Italia del canottaggio intravede la Torre Eiffel, anzi il bacino di Vaires-sur-Marne, dove tra poco più di dieci mesi sono in programma le gare olimpiche di Parigi 2024. La flotta azzurra lascia i Mondiali di Belgrado portandosi via otto medaglie, tre delle quali in specialità presenti a Olimpiadi e Paralimpiadi, e – parimenti importante – sei qualificazioni ai Giochi del prossimo anno. Il terzo posto nel medagliere racconta di una Nazionale che si conferma tra le più forti al mondo. Il risultato più scintillante è senz’altro quello del quattro di coppia di Giacomo Gentili, Luca Chiumento, Andrea Panizza e Nicolò Carucci, argento in una specialità che tradizionalmente ha dato molte soddisfazioni alla Nazionale italiana. La finale del quadruplo azzurro è spettacolare, con una rimonta partita dopo i mille metri – metà gara – che li ha portati a superare nel giro di 200 metri la Polonia e ad attaccare l’Olanda, che è riuscita a spuntarla di mezza barca-luce. La terza medaglia olimpica arriva dal doppio pesi leggeri (atleti sotto i 72,5 chili e media della barca sotto i 70), con il quale pure la scuola italiana ha dato lezione nel passato. Stefano Oppo e Gabriel Soares sono terzi dopo un finale incandescente e a una battaglia tra le migliori Nazionali del settore dei “pesi piuma” del remo: a vincere è l’Irlanda, davanti alla Svizzera. Gli italiani precedono la Cechia di 24 centesimi. Il secondo argento arriva al termine della gara strepitosa di Giacomo Perini nel singolo maschile paralimpico: l’azzurro, dopo aver qualificato la barca per le Paralimpiadi, ha lottato fino all’ultimo contro la leggenda di questa specialità, l’ucraino Roman Polianskyi, campione paralimpico e mondiale in carica.

E’ mancata di poco la medaglia nell’altro doppio, quello assoluto di Matteo Sartori (figlio d’arte di Alessio, campione olimpico a Sydney) e Luca Rambaldi, quarti dietro Olanda, Croazia e Irlanda. A staccare per il biglietto per Parigi, pur senza medaglia, sono anche il doppio femminile di Stefania Buttignon e Silvia Crosio (che hanno vinto la loro finalina, classificandosi quindi settime) e il due senza maschile di Davide Comini e Giovanni Codato, quarti in finale B e quindi decimi. Tra le specialità olimpiche che non sono riuscite a conquistare la qualificazione per Parigi ci sono le due ammiraglie, cioè gli otto. Quello maschile di Matteo Dalla Valle, Emanuele Gaetani Liseo, Salvatore Monfrecola, Giovanni Abagnale, Gennaro Di Mauro, Simone Venier, Vincenzo Abbagnale e Leonardo Pietra Caprina (timoniera Alessandra Faella) resta fuori dalla finale, ma vince la finale B e quindi ha tempo per fare i compiti per casa in una specialità che pare vivere molti cambiamenti. Il Mondiale l’ha vinto la Gran Bretagna davanti all’Olanda e all’Australia, con gli Stati Uniti ultimi e rimasti senza pass olimpico: dovranno conquistarselo nelle prove di ripescaggio che sono in programma a maggio. Riempie gli occhi quello femminile di Linda De Filippis, Alice Gnatta, Aisha Rocek, Alice Codato, Silvia Terrazzi, Elisa Mondelli, Veronica Bumbaca (il timoniere è Emanuele Capponi), sesto in una finale che vedeva scontrarsi però le nazionali più forti in campo femminile (ha vinto la Romania davanti a Stati Uniti e Australia).

La Nazionale azzurra si è tolta molte altre soddisfazioni con specialità che però non sono presenti nel programma olimpico. Le (uniche) medaglie d’oro ai campionati del mondo in Serbia provengono dai due senza pesi leggeri (quello maschile di Francesco Bardelli e Stefano Pinsone e quello femminile di Serena Mossi ed Elisa Grisoni) e dal quattro di coppia PL di Pietro Willy Ruta, Luca Borgonovo, Nicolò Demiliani e Matteo Tonelli.

A prima vista il risultato della spedizione azzurra ai Mondiali potrebbe far storcere la bocca e invocare qualche dio dello sport in vista delle Olimpiadi che hanno sempre promesso grandi cose dal canottaggio: non ci sono medaglie d’oro dotate di peso specifico, il settore di punta – cioè quello della vogata a un remo – pare viaggiare un po’ lento (a differenza del settore di coppia, a due remi) ed è andata male alle campionesse olimpiche in carica del doppio femminile Pesi Leggeri che aveva fatto urlare di gioia nelle notti dei Giochi di Tokyo (Federica Cesarini e Valentina Rodini sono solo none dopo una stagione straziata da mille problemi). Eppure è sufficiente mettere un po’ più a fuoco per vedere una realtà d’insieme diversa. L’Italia esce dal campionato del mondo con il terzo posto nel medagliere dietro all’Olanda (che si è trasformata in una superpotenza mondiale, temibile in tutte le specialità e in tutti gli stili di voga) e alla vecchia maestra del canottaggio, la Gran Bretagna. Non c’è cartella clinica che attesti meglio lo stato di salute di una Nazionale. Un risultato che assume significato ulteriore per il fatto che nel conto finale dei podi bisogna scorrere fino all’ottavo posto per trovare la Germania, fino all’undicesimo per trovare gli Stati Uniti e ancora al tredicesimo per trovare Cina (che nel quadriennio di Pechino sembrava destinata a mangiarsi tutto, per sempre) e Francia, che le Olimpiadi le ospiterà. E poi, certo, il Mondiale di Belgrado conferma una volta di più che l’Italia non ha un armo solo su cui puntare in questa corsa verso le Olimpiadi di Parigi, ma più di uno: è da alcuni decenni dna, cultura e quindi forza della scuola italiana del remo, capace di piazzare sul podio barche le più diverse, anche grazie a una tecnica che non è solo motivo di vanto estetico ma – soprattutto – surroga quando necessario le proverbiali misure antropometriche teutoniche o magari quelle selezionate nei college inglesi o americani, tanto per fare due esempi.

Davanti a sé la Nazionale italiana guidata dal direttore tecnico Franco Cattaneo ha altri tavoli su cui giocare le sue fiches e portare a Parigi altre specialità (a partire dal quattro senza, barca a cui i colori azzurri sono affezionati). Per singoli assoluti e doppi pesi leggeri c’è l’Europeo ungherese (campo di gara di Szeged), a inizio maggio. Lì Cesarini e Rodini, la coppia d’oro dell’Olimpiade giapponese, potranno provare a ristabilire la prua dove hanno dimostrato che può stare, cioè tra le migliori di tutto il mondo. Per tutte le altre barche olimpiche e paralimpiche c’è invece la regata finale di qualificazione sul Rotsee di Lucerna, in Svizzera, la Scala del canottaggio. Otto mesi: c’è tutto il tempo.

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Nella foto in alto | Il quattro di coppia medaglia d’argento (foto Canottaggio.org/Mimmo Perna)

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