Dopo settimane di assemblee informative, semplici cittadini e attivisti contro il rigassificatore, nella giornata di oggi, si sono uniti in una “catena umana” lungo la battigia delle spiagge da Spotorno fino ad Albissola. Quindici chilometri e migliaia di persone, oltre cento stabilimenti balneari coinvolti per cercare di far comprendere al presidente della Regione Giovanni Toti che “solo lui reputa opportuno collocare qui per vent’anni la Golar Tundra – spiegano i manifestanti – l’enorme rigassificatore attualmente ormeggiato a Piombino”.


La protesta segue alcune settimane di tensione, che vede uniti oltre gli schieramenti politici anche tutti i gruppi consiliari dei comuni coinvolti (tra i manifestanti anche Pietro Santi, primo dei due eletti della lista “Toti per Savona“). Da tutti viene contestato il metodo, definito “antidemocratico”, per i modi con cui Toti ha liquidato le osservazioni critiche da qualsiasi parte siano arrivate, finendo per minacciare provvedimenti addirittura contro una legittima delibera del consiglio d’Istituto una scuola di Quiliano, comune nel quale (stando all’attuale progetto) ricadrebbero gli impianti dell’infrastruttura necessaria all’impianto di lavorazione dell’energia fossile.

Rispetto al merito, le argomentazioni vanno da quelle economiche a quelle ambientali, legate alla posizione off-shore dove verrebbe ormeggiata la nave, a meno di tre chilometri dalla costa di Savona, tra i delfini del santuario dei cetacei e di fronte alla costa che ospita il 33% del Pil turistico balneare della Liguria. Tra i contestatori anche Fabio Fazio, savonese doc che molto raramente si esprime su questioni politiche locali: “Così si torna indietro di decenni – scrive l’autore e conduttore televisivo su Twitter – un rigassificatore a meno di tre chilometri dalla costa… altro che vocazione turistica”. Tra le diverse argomentazioni scelte dai contestatori del movimento “Fermiamo il mostro, no rigassificatore”, Fazio sceglie di utilizzare quelle legate all’ambiente e all’impatto sullo sviluppo economico e turistico: “Facciamo un gioco: Area marina protetta, spiagge Bandiera blu, turismo e croceristi, Baia della ceramica e rigassificatore. Qual è l’intruso? La questione non è di facile soluzione – aggiunge – Tuttavia, la scelta appare incomprensibile. Ci sono voluti decenni di transizione, perché Savona e il suo litorale passassero dall’essere concepite e vissute come città industriali a territorio turistico. Ora che il percorso è quasi completato, si torna indietro con una manovra che, almeno ai miei occhi, è difficile da comprendere”.

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