Un comportamento che rischia di essere un pericoloso precedente, come un virus che agisce dall’interno delle forze armate e che può fare da anomalo prototipo per chiunque rivesta ruoli di alta responsabilità nell’esercito e negli altri corpi di Stato. E’ partito da qui, raccontano fonti de ilfattoquotidiano.it, il ragionamento che il ministro della Difesa Guido Crosetto ha fatto al generale Roberto Vannacci durante l’incontro richiesto dall’ufficiale. In altre parole se vesti l’uniforme non puoi rilasciare dichiarazioni in contrasto con la Costituzione. La conversazione al ministero è durata circa un’ora nello studio del ministro. Vannacci si è presentato per ribadire le sue ragioni, prima tra tutte la “libertà di parola”. Ma Crosetto ha ripetuto anche al generale ciò che più volte ha detto sui giornali e in tv in queste settimane di polemiche: chi ha il potere di usare la forza o limitare le libertà in nome dello Stato (come possono essere magistrati, poliziotti, carabinieri e anche un generale dell’esercito) ha un obbligo di imparzialità. Imparzialità non solo da praticare, ha sottolineato Crosetto, ma anche da far “percepire” alla cittadinanza che si deve sentire garantita nella sua totalità da quelle figure che rappresentano lo Stato. In questo caso anche coloro che vengono apostrofati in vario modo da Vannacci nel libro (gli omosessuali, i neri, gli ambientalisti, le femministe e via con la lunga lista) si devono sentire garantiti da chi veste la divisa. A maggior ragione quando si tratta di figure apicali e classe dirigente della macchina dello Stato. Senza contare che nelle forze armate e nei corpi di Stato si arruolano cittadini di molteplici origini familiari (e quindi anche neri) e di tutti gli orientamenti sessuali. “Consultandomi con i vertici militari – aveva già detto il ministro nei giorni scorsi – ho chiesto si facesse chiarezza interna e poi ho agito con tre fini: tutelare lo stesso generale, le forze armate, e i valori costituzionali e repubblicani. Io in questa vicenda non dovevo giudicare le idee di Vannacci ma dovevo fare il ministro della Difesa e buttare acqua sul fuoco”.

Fin qui il ragionamento che il ministro della Difesa ha ripetuto davanti a Vannacci. Dall’altra parte, tuttavia, c’è il generale che ha ripetuto quanto dice da giorni. La sua ormai proverbiale loquacità ieri si è ridotta un poco. Dopo le tracimanti dichiarazioni delle ultime settimane l’ufficiale ha perfino risposto alle agenzie di stampa di non avere “assolutamente intenzione di riferire gli argomenti trattati“. “Penso che tutto quello che ci sia da sapere sia stato incluso nella comunicazione del Ministero e io non ho altro da aggiungere in merito”. Aggiunge solo che – vista l’andatura delle vendite del suo libro Il mondo al contrario, che non avrebbe mai sognato un paio di mesi – le presentazioni pubbliche della sua fatica editoriale continueranno, prima a Villasimius poi a Marina di Pietrasanta. Sul piano della sua professione principale – quella di militare – Vannacci ha detto – spiega Repubblica – di aspettarsi un pieno reintegro che però – nella prospettiva dello Stato maggiore e della linea appena ribadita dal ministro – mal si concilia con l’attività matta e disperatissima dell’ufficiale, tra una presentazione del libro, marketing, corteggiamenti dei partiti, interviste su tutti i media.

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