Il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, vuole uccidere un’altra orsa con l’ok dell’Ispra. Nel mirino questa volta è finita F36, identificata dalle analisi genetiche come la responsabile dell’aggressione avvenuta lo scorso 30 luglio in località Mandrel ai danni di due giovani e del falso attacco a una coppia di escursionisti registrato, il successivo 6 agosto, in località Dos del Gal, nel Comune di Sella Giudicarie. “Visto il parere di Ispra” chiesto il 22 agosto che ritiene “tecnicamente accettabile quanto concluso” dalla Provincia in merito al comportamento dell’orsa collocandola tra gli “orsi ad alto rischio”, Fugatti ha dato il via libera al corpo forestale per la ricerca e l’uccisione dell’esemplare.

Ma l’ordinanza preparata dalla Provincia guidata dal centrodestra, come spiegato da il Dolomiti, fa acqua da tutte le parti e finisce per sminuire già di suo la pericolosità dell’orsa, mai protagonista di eventi violenti prima di 40 giorni fa. E anche sulla ricostruzione dell’aggressione, secondo il quotidiano locale, sussistono diverse incongruenze. Innanzitutto, spiega il Dolomiti, l’abbattimento è disposto perché nel Centro del Casteller non c’è posto, con due box occupati dall’orso M49 e l’altro da JJ4. Il terzo “deve essere obbligatoriamente lasciato disponibile per poter consentire la collocazione temporanea dell’orso pericoloso MJ5″. Sostanzialmente, in caso di cattura, la Provincia non saprebbe dove sistemare l’orsa F36.

Inoltre, è la stessa provincia a spiegare che l’orsa non ha dato altri segnali di irrequietezza: ”Considerato che il grado di pericolosità dell’orso F36 per le persone potrebbe essere ulteriormente confermato, di fatto, solo constatando o meno altri comportamenti pericolosi (ulteriori attacchi con contatto fisico), ma tale approccio non è assolutamente adeguato per garantire, anche in via precauzionale, l’interesse della sicurezza pubblica”, si legge nel testo.

La Provincia prosegue poi ricostruendo quanto accaduto in occasione dell’aggressione del 30 luglio, quando l’orsa è stata svegliata mentre dormiva con il proprio cucciolo in alta quota dal passaggio di due giovani e ha scaraventato giù da un abete uno dei due. Nella caduta, il ragazzo si è ferito al torace riuscendo comunque a scappare. Motivazioni che, conclude il Dolomiti, sembrano far propendere per l’ipotesi che l’ordinanza, se impugnata, andrà incontro a una bocciatura dei tribunali, come già avvenuto in passato in altre occasioni.

Nell’ambito dell’istruttoria del Servizio faunistico della Provincia, basata sui rapporti del Corpo forestale trentino e della Fondazione Edmund Mach, l’aggressione del 30 luglio è stata inquadrata nella fattispecie comportamentali del Pacobace come “orsa attacca (con contatto fisico) per difendere i propri piccoli, la propria preda o perché provocato in altro modo”. Dal racconto dei due giovani è infatti emerso come l’esemplare fosse in compagnia di un cucciolo prima dell’aggressione. Nell’ordinanza si considera “possibile, concreto e latente il rischio di una seconda aggressione da parte di F36″.

Il riconoscimento dell’orsa è avvenuto tramite analisi genetica dei campioni raccolti sui luoghi dell’aggressione. F36 era però già conosciuta dal Corpo forestale trentino, in quanto nel 2018 era stata catturata e dotata di radiocollare, marche e due microchip nell’ambito delle attività di cattura di M49. Un’ulteriore cattura per la sostituzione del radiocollare è avvenuta nella notte tra il 29 e 30 agosto scorso, quando erano già state avviate le procedure per l’abbattimento.

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