È una vera e propria diaspora dal Partito democratico quella si è registrata in Liguria. Trentuno esponenti dem hanno lasciato il Pd per aderire ad Azione di Carlo Calenda. Tra loro anche nomi di peso come il consigliere regionale Pippo Rossetti e la consigliera comunale di Genova Cristina Lodi. Quest’ultima è stata la più votata alle scorse amministrative. Una decisione comunicata con una lettera indirizzata al gruppo dirigente ligure e la motivazione è chiara. Dito puntato contro la nuova segreteria nazionale guidata da Elly Schlein accusata di aver dato “una netta svolta a sinistra” al partito, negando “il processo articolato e faticoso, anche contraddittorio, del riformismo messo in campo negli ultimi dieci anni”.

In questo modo, per i sottoscrittori della lettera, il Partito democratico ha “consumato lo scopo per cui era nato”. Così, nello stesso testo, annunciano l’adesione “al progetto riformista di Azione con Carlo Calenda”. Alla fine della lettera 31 firme tra membri dell’assemblea regionale e della direzione provinciale del Pd, consiglieri municipali, ex assessori, ex sindaci e candidati. Una fuga di massa che provoca imbarazzo nel Pd e l’esultanza di Calenda: “Azione è il partito che si candida a rappresentare i valori repubblicani riassunti nella prima parte della Costituzione”, ha dichiarato l’ex ministro.

Il terremoto politico ligure scuote il Pd. Lorenzo Guerini mette in guardia i compagni di partito: “Non ignorare il disagio“. Il deputato dem si dice “molto dispiaciuto” e sottolinea che “forse è il caso di interrogarci tutti, a partire da chi ha le più alte responsabilità nel partito, di fronte a queste e altre uscite”. Sulla stessa linea la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno: “Pur non condividendone le ragioni e le modalità” dei 31, afferma in una nota, “occorre riflettere con attenzione e cura sul disagio che sta investendo un numero notevole di amministratori locali e settori importanti del nostro elettorato”. “Dobbiamo interrogarci su quello che sta accadendo per continuare ad essere, come siamo sempre stati, una comunità politica inclusiva e plurale”, conclude Picerno.

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