Qualche automobilista, per vendicarsi dell’autovelox che in un mese ha fatto appioppare ventimila multe, ad agosto aveva fatto saltare per aria l’apparecchio con l’esplosivo. Un secondo rilevatore di velocità, posizionato a Cadoneghe, sulla statale 307 del Santo, era stato invece frantumato con un colpo di pistola. Altri automobilisti, in questo caso pacifici, avevano manifestato pubblicamente il loro dissenso per essere finiti nella trappola elettronica, accusando il Comune di voler far cassa a spese dei cittadini. Adesso la Procura della Repubblica di Padova, che sta cercando di individuare gli autori dei sabotaggi, ha indagato il comandante dei vigili urbani e un suo collaboratore per falso in atto pubblico, in relazione all’installazione e alla gestione dell’apparecchiatura.

Secondo l’ipotesi della Procura, i due autovelox non sarebbero stati tarati. È questa la ragione che ha portato agli avvisi di garanzia. Dopo essere stati attivati il 23 giugno scorso, gli apparecchi non avrebbero subito l’operazione di taratura che è richiesta dal regolamento del Ministero dell’Interno. Non sarebbe stata calcolata preventivamente la velocità di una ventina di mezzi in corsa, in un arco di tempo predefinito, in modo da calibrare la misurazione. Se sarà confermato che è mancata questa fase, migliaia di automobilisti potrebbero presentare ricorso e chiedere l’annullamento delle multe.

Una doppia inchiesta di cui si ha notizia mentre l’amministrazione del sindaco Marco Schiesaro sta aspettando i nuovi autovelox da installare. Intanto negli uffici della polizia locale si sono presentati i carabinieri che hanno notificato l’avviso di garanzia al comandante facente funzioni Giampietro Moro e a un agente. Sono anche stati sequestrati i computer che contengono la documentazione elettronica relativa alle contravvenzioni e ai documenti che hanno sostenuto l’iter per la messa in funzione dei due autovelox. Il sospetto è che qualche passaggio possa non essere stato regolare come i documenti che dovrebbero provare la pericolosità della strada. Il pubblico ministero Benedetto Roberti, quindi, sospetta che l’installazione non abbia tutti i crismi della regolarità o che qualche scorciatoia procedurale possa essere stata adottata.

La Strada del Santo è particolarmente pericolosa, come testimonia il numero di incidenti accaduti nel passato (infatti i primi autovelox vennero installati nel 2007 e furono poi rimossi). C’è una lista con un elenco di 48 sinistri, in un lungo arco di tempo, che lo confermerebbe. Ad esempio, nel 2021 un’auto era uscita dalla carreggiata ed era stata catapultata dentro un giardino. Anche per questo il 23 giugno scorso erano stati messi in funzione gli autovelox, con una contemporanea riduzione del limite di velocità a 50 chilometri orari. Il risultato è stato quello di circa 24 mila multe da 180 euro e tre punti di riduzione sulla patente. Il sindaco, che ha dovuto pendere atto della rivolta dei suoi cittadini, adesso commenta: “La collaborazione con i carabinieri è massima, attiva e assoluta. Altro non posso dire per non danneggiare le indagini in corso”. In passato aveva spiegato di aver raccolto le lamentele dei cittadini per i troppi incidenti, poi la procedura era stata seguita e autorizzata dalla Prefettura.

Le caratteristiche degli attentati, con l’uso di esplosivo e di un colpo di pistola, possono causare conseguenze penalmente gravi nel momento in cui ne venissero scoperti gli autori. Gli automobilisti si sono lamentati anche del fatto che il superamento dei limiti in qualche caso sia stato di pochissimi chilometri. Ma l’apparecchiatura, implacabile, li ha rilevati ugualmente.

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