È iniziato oggi a Stoccolma il processo nei confronti di due dirigenti – uno ex, l’altro ancora in carica – dell’azienda petrolifera svedese Lundin Oil, accusati di aver supportato in passato il regime sudanese che si è macchiato di gravi crimini di guerra durante la seconda guerra civile in Sudan, avvenuta fra il 1983 e il 2005. Alexandre Schneiter, ex amministratore delegato, e Ian Lundin, attualmente presidente dell’azienda, sono arrivati presso il tribunale distrettuale di Stoccolma per difendersi dalle accuse e dichiarare la loro innocenza. “Il Sudan è stato afflitto da disordini interni per molti, molti anni, ma noi non abbiamo mai avuto nulla a che fare con questo conflitto. Al contrario, abbiamo lavorato per il bene nella regione, e l’azienda ha costantemente rispettato gli standard etici più elevati possibili”, ha dichiarato Lundin prima dell’udienza.

Nel 1997, l’azienda e i due dirigenti avevano siglato un accordo con il governo di Khartoum nel pieno della guerra civile, quando era al potere l’ex dittatore Omar al-Bashir. Due anni dopo l’esercito regolare, supportato da altre milizie, aveva portato avanti una serie di offensive per prendere il controllo delle aree in cui erano concentrate le risorse petrolifere, causando la fuga forzata di centinaia di migliaia di persone e migliaia di morti. Bombardamenti, sparatorie e attacchi contro la popolazione civile, nonché il saccheggio e la distruzione di strutture mediche, sono i crimini commessi in questo periodo secondo quanto afferma l’accusa. Il pubblico ministero Henrik Attorps ha sottolineato che gli eventi si sono svolti fino al marzo del 2003 e che le operazioni militari erano principalmente mirate contro la popolazione civile, classificando quindi questi fatti come crimini di guerra. “Il coinvolgimento di Ian Lundin e Alexandre Schneiter sta nell’aver interagito in vari modi con i rappresentanti del regime sudanese, promuovendo l’uso di questo metodo di guerra che aveva il via libera del governo ad alto livello”, ha dichiarato Attorps. Inoltre l’accusa ha affermato che i due ricoprivano posizioni di responsabilità e “hanno partecipato alla conclusione dell’accordo” che prevedeva il diritto di cercare ed estrarre petrolio in un’area più ampia del Sudan meridionale “in cambio del pagamento di tariffe e di una quota dei futuri profitti”.

Sempre secondo l’accusa, tra il maggio 1999 e il marzo 2003, il governo sudanese ha condotto operazioni militari offensive nel Blocco 5A, blocco di produzione petrolifera in Sudan, e nelle sue vicinanze per ottenere il controllo delle aree per la prospezione petrolifera e creare le condizioni necessarie per l’estrazione del petrolio. Durante le operazioni militari sono state commesse gravi violazioni del diritto umanitario internazionale. La Lundin era l’operatore di un consorzio di società che stavano esplorando il Blocco 5A, insieme alla malese Petronas Carigali Overseas, all’austriaca OMV (Sudan) Exploration GmbH e alla compagnia petrolifera statale sudanese Sudapet Ltd. L’accusa vuole che i dirigenti siano interdetti dalle attività commerciali per 10 anni e che la società svedese sia multata per 3 milioni di corone (circa 252mila euro), mentre 1,4 miliardi di corone (117 milioni di euro) dovrebbero essere confiscati alla Lundin Oil a causa dei benefici economici ottenuti grazie ai crimini commessi nell’ambito delle sue attività commerciali.

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