di Antonella Galetta

Sono appena tornata da un viaggio a Copenaghen per visitare la città e togliermi dalla calura italiana. La cosa che mi ha colpito di più è stata la conformazione delle strade, pensate per stimolare l’uso della bicicletta: una pista centrale non enorme per le automobili, a destra e sinistra grandi piste ciclabile e pedonali. Questo non solo in centro città ma anche in periferia per permettere i collegamenti. Migliaia di persone di tutte le età, dalla mattina alla sera, persino con figli nei cestini, in modo ordinato, si muovono velocemente da un posto all’altro della città con caschetto e zainetto. Tutto avviene in un traffico regolare e rispettoso delle regole stradali sia per i ciclisti che per le automobili, che in certe ore della giornata queste ultime sono molto meno numerose delle biciclette.

Il centro storico di Copenaghen agli occhi del turista, grazie alla mancanza di motorini e all’uso di molte macchine elettriche, con tutte queste bici, appare silenzioso e piacevole da percorrere a piedi. Io mi chiedo: perché in Italia, dove il clima è anche più mite, non siamo ancora riusciti a rendere le nostre città più respirabili semplicemente utilizzando le due ruote? Sicuramente è una questione di mentalità e culturale ma noi usiamo poco le biciclette perché le nostre strade non sono sicure e mancano le piste ciclabili. I nostri amministratori non hanno pianificato seriamente le nostre città per renderle più vivibili e a misura d’uomo.

A differenza della Danimarca, da gennaio 2023 abbiamo perso ben 134 ciclisti. In Danimarca (secondo paese in Europa con meno morti) sulle strade (70% pedoni e ciclisti) 26 sono i decessi per milione di abitanti. In Italia ben 53 il doppio! Quindi è evidente che c’è qualcosa che non torna. Anche se in ritardo durante la pianificazione del Pnrr sono stati stanziati stanziati 600 milioni per la mobilità ciclistica (2000 km di piste), questo anche per ridurre le emissioni di gas serra e incidere sul cambiamento climatico.

In Italia possediamo solo 4.700 Km di piste 3/4 nel nord. Padova è il Comune con più piste ciclabili. Già nel 2022 il governo Meloni tagliò i fondi per circa 94 milioni che erano stati istituiti con la Legge bilancio 2020 durante il Conte 2. Notizia fresca di questi ultimi giorni, nel progetto di revisione del Pnrr, ora il governo Meloni ha deciso di eliminare i 400 milioni per la realizzazione delle ciclovie turistiche (1.200 Km). Molti progetti quindi salteranno ad esempio la tratta Torino/Venezia, ciclabile Puglia/Calabria. Secondo Fitto, le opere hanno accumulato ritardi, le Regioni protestano, ma soprattutto i cittadini e gli ambientalisti hanno capito che le bici possono aiutare le città ad assomigliare di più a quelle virtuose del nord Europa, riducendo l’inquinamento.

Consiglio vivamente al ministro Fitto un viaggio di lavoro in Danimarca, per rendersi conto di come i paesi migliori del nostro hanno e stanno affrontando la transizione ecologica. Tagliando i fondi Pnrr per le ciclabili, non sono state previste coperture alternative, alcune Regioni stavano già iniziando i lavori o hanno una procedura di gara in corso; il pericolo è il blocco dei cantieri ma anche di contenziosi a danno dello Stato. I governatori invitano il ministro a tornare sui suoi passi e a rimettere i progetti delle ciclovie turistiche nel Pnrr. Sennò oltre ai medici, scapperanno in Danimarca anche i ciclisti.

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Riceviamo e pubblichiamo la risposta del ministro per gli Affari europei e il Pnrr, Raffaele Fitto:

Tranquillizzo subito i cicloamici: il governo non ha tagliato nessun intervento relativo alle piste ciclabili. In particolare, gli interventi relativi alle piste ciclabili urbane continuano anche ad essere finanziati nel Pnrr. Quanto alle ciclovie turistiche invece questi interventi hanno accumulato ritardi in fase di avvio, con il serio rischio di vedere compromesso il finanziamento Pnrr. Per evitarlo si è proposto di riportare questi interventi sui fondi nazionali che li finanziavano originariamente prima dello spostamento sul Pnrr. L’interesse del governo, quindi, è assicurare che gli interventi si realizzino e soprattutto evitare sorprese in fase di realizzazione e rendicotazione. Diversamente… altro che pedalare! Non ci sarebbero affatto ciclovie. Una pedalata dietro l’altra il governo sta portando avanti un lavoro che garantisca la messa a terra di tutti i progetti. Siamo concentrati sul raggiungimento di questo traguardo. Perciò la visita a Copenaghen, a me già nota come le altre realtà urbane del nord Europa, per ora può attendere.

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Risposta dell’autrice

Ringrazio il ministro Fitto per la sua risposta, lo prendo in parola e seguirò gli sviluppi con attenzione.

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