Il campionato saudita è imbarazzante. Sì, probabilmente lo avete già visto in molti il video di Mané che trotterella sulla fascia prima di servire un improbabile cross da cui nasce un gol di Ronaldo. Oppure i goffi errori di Demiral e Ibanez, due difensori ex Serie A. Sai che scoperta: è ovvio che accumulare stelle a suon di milioni non ha reso meno scadente il calcio arabo. Non hanno cultura calcistica, non hanno tecnici e preparatori adeguati. Fa talmente caldo che ci si può allenare solo di notte. Se cercate su YouTube gli highlights, rimarrete delusi: ci sono solo video di qualità pessima.

Ci sono però anche segnali che vanno in un’altra direzione: Gabri Veiga per esempio è un ventenne che ha scelto i petroldollari. Gli ultimi a partire sono stati Sabiri e Barrow. Gli arabi non prendono solo campioni 30enni: vogliono provare ad alzare il livello medio del loro calcio. Per questo hanno ricoperto di soldi pure un allenatore, Roberto Mancini. La crescita del calcio saudita passa dalla nascita di accademie e di un movimento giovanile. Al momento, come dice Toni Kroos, “in Arabia non c’è un calcio ambizioso. Tutto ruota attorno ai soldi“. Il nostro augurio è che la Saudi Pro League continui così: acquistare figurine e niente più. Il loro campionato rimarrà imbarazzante e anche se alcuni giocatori di un buono o ottimo livello sceglieranno i soldi arabi ce ne faremo una ragione.

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