C’è un laboratorio, in Ucraina, dove un gruppo di esperti da oltre un anno trasforma plastica, scarti di legno e metallo in copie di sistemi d’arma avanzati, sufficientemente realistiche da convincere gli operatori delle telecamere dei droni russi – oltre alle truppe di terra – che si tratta di obiettivi militari veri. Ma in realtà si tratta di cannoni di artiglieria, camion radar e missili finti, che vengono dispiegati sul campo di battaglia per fungere da ‘esche’ per attirare il fuoco nemico, costringendo così la Russia a sprecare preziose munizioni, missili e droni. “Quando i militari vengono da noi e ci dicono ‘li abbiamo finiti’, significa che abbiamo svolto il nostro lavoro con successo”, ha detto uno di questi esperti al Guardian. Un armadio vicino al loro laboratorio è pieno di costosi souvenir di questo successo, tra cui il motore e i frammenti accartocciati di un drone kamikaze Shahed di fabbricazione iraniana e l’ala a pezzi di un drone Lancet di fabbricazione russa, entrambi attirati dalle finte attrezzature. Allo stesso tempo, questa strategia consente di proteggere le armi e gli equipaggiamenti veri e, ovviamente, i soldati che li utilizzano.

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