La via per la pace? Fare come il Vaticano. È questo il messaggio lanciato dal padrone di casa del Forum di Cernobbio, l’amministratore delegato di The European House – Ambrosetti Valerio De Molli. Dalla villa sul lago di Como dove si riunisce il gotha della finanza e dell’imprenditoria, l’ad sottolinea la necessità di “un maggiore impegno da parte di tutti, anche della Nato e della Commissione Europea, di fare come sta cercando di fare la Santa Sede”. L’obiettivo? “Muoversi per trovare soluzioni di equilibrio e di pace che lasceranno scontenti tutti, per poi fermare una guerra stupida che però qualcun altro ha iniziato”.

La fine del conflitto iniziato il 24 febbraio 2022 non si intravede. E la preoccupazione che questa situazione possa durare a lungo è alta anche tra gli imprenditori. “Nel settore dell’acciaio la guerra ha creato una destabilizzazione ma in pochi hanno capito quanto sia importante” racconta Romano Pezzotti, presidente di Fersovere. Basta pensare che secondo un sondaggio tra i partecipanti al forum, il 34 per cento di loro ha affermato di non aver avuto un impatto significativo dal conflitto in Ucraina. “Mi ha meravigliato – si stupisce il presidente del Polo del Gusto Riccardo Illy – forse non si sono resi conto che oggi abbiamo problemi di inflazione, la Bce ha dovuto aumentare i tassi e abbiamo una frenata dell’economia. Queste sono conseguenze della guerra dunque il timore che possa continuare è elevato”. Una paura condivisa anche da Sonia Bonfiglioli, presidente del gruppo Bonfiglioli. “Le tensioni geopolitiche impattano tutta l’economia. Ci troviamo in un momento estremamente negativo per gli investimenti perché abbiamo tassi alti, incertezza macroeconomica e così chi vuole fare investimenti in questo momento posticipa”.

Che fare dunque? Tra gli imprenditori di Cernobbio il dibattito è aperto. “Sono molto critico del posizionamento che ha preso l’Europa, sul conflitto serve che ci sia un ragionamento non solo da parte della Russia ma anche da parte dell’Ucraina” racconta Giuseppe Pasini, presidente del gruppo Feralpi, tra i principali produttori siderurgici in Europa. “Non sono favorevole a mandare armi – prosegue Pasini – ma purtroppo questo è quello che i governi hanno deciso”. L’invio delle armi all’Ucraina da parte del governo italiano sembra dividere il mondo di Cernobbio. Il fondatore della società di investimenti Quadrivio Group Alessandro Binello si augura che si possa trovare una“una soluzione senza armi”. Così come il presidente di Fersovere che ribadisce che “in questo caso le armi non servono e bisogna cercare di trasformare la armi in diplomazia”. Dall’altro lato c’è chi invece sostiene la necessità di continuare a sostenere militarmente l’Ucraina. Per l’ex presidente di Confindustria Emma Marcegaglia “il supporto che il governo sta dando all’Ucraina è assolutamente corretto”. Anche inviando armi? “Anche con le armi”. Un pensiero condiviso anche da Riccardo Illy: “Se non si inviano armi si accetta che l’invasione russa possa non solo consolidarsi ma anche estendersi all’intero paese dunque è fuori discussione il supporto economico, politico e militare all’Ucraina”.

Eppure, nel suo piccolo, anche il Forum aveva provato a mettere insieme la sponda ucraina con quella russa. Un tentativo non andato a buon fine perché, come rivela De Molli, tutte e due le parti hanno rifiutato. “Ma non prendeteci per mitomani, del resto quando nessuno ci credeva siamo riusciti a far incontrare Peres e Arafat nel 1999 proprio qui al forum”. Il modello a cui ispirarsi sembra essere quello del Vaticano. “Per la serenità del mondo credo che l’appello più giusto sia quello del papa – conclude la presidente del gruppo Bonfiglioli, Sonia Bonfiglioli – noi dobbiamo cercare una pace, ma una pace che sia solida”.

Articolo Precedente

Mutui e fringe benefit, il cortocircuito che sta mandando in crisi i conti dei dipendenti bancari

next
Articolo Successivo

Un nuovo Piano Marshall per l’Africa: solo così si fermano gli sbarchi

next