Sarà il giudice per l’udienza preliminare a decidere se gli imputati devono essere prosciolti o mandati a processo. La procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per 33 indagati nel procedimento sui presunti concorsi pilotati alla facoltà di Medicina a Firenze. Per professori universitari, ex vertici dell’aziende ospedaliere di Careggi, del Meyer e dell’Ateneo fiorentino le accuse, a vario titolo, sono: associazione per delinquere, abuso d’ufficio, corruzione e turbata libertà del procedimento di scelta, indebita percezione di dare o promettere utilità, rivelazione di segreto d’ufficio. L’udienza preliminare è fissata il prossimo 12 dicembre di fronte al gup Fabio Gugliotta. Tra gli imputati che nei giorni scorsi hanno ricevuto il decreto di fissazione dell’udienza preliminare ci sono Luigi Dei, ex rettore dell’ateneo fiorentino, l’ex prorettore Paolo Bechi, l’ex direttore generale di Careggi Monica Calamai e il suo successore Rocco Damone, l’ex dg del Meyer Alberto Zanobini e l’ex primario di urologia il professore Marco Carini.

Il 7 giugno confermando i tre mesi di interdizione al dg Zanobini, il Tribunale del riesame aveva rigettato l’appello della procura che chiedeva una misura cautelare della durata di un anno. Come già il gip il Riesame non aveva ritenuto sussistente il reato di associazione a delinquere e non aveva disposto alcuna interdizione per altri indagati. Precedente la Cassazione aveva annullato senza rinvio l’interdizione di nove mesi per l’ex direttore generale dell’azienda ospedaliera di Careggi Rocco Damone, indagato per abuso d’ufficio. Nel marzo scorso, Damone, è stato licenziato dalla Regione Toscana. Il dirigente ha impugnato davanti tribunale di Firenze l’atto di avvio del procedimento di licenziamento. Per due volte il procuratore aggiunto Luca Tescaroli e il sostituto Antonio Nastasi, coordinatori delle indagini, avevano proposto la sospensione dal servizio per 11 mesi per Damone. Ma prima il gip e poi, per due volte, il Riesame, avevano negato la misura. La Cassazione aveva annullato le due decisioni del riesame ordinando un nuovo giudizio. Poi la decisione della Suprema corte.

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