Altro che area tutelata, almeno una parte dei 500 ettari di Parco del delta del Po acquistati da una società immobiliare privata saranno edificabili: è scritto nero su bianco nel Certificato di Destinazione Urbanistica del quale la sezione di Ravenna di Italia Nostra riporta alcune parti in un Comunicato. Per il Piano Strutturale Comunale, approvato il 27 febbraio 2007, l’area è destinata, oltre che a “Spazio naturalistico”, a “Spazio urbano, città consolidata o in via di consolidamento, prevalentemente residenziale”. Insomma il cemento, anche se green, può arrivare dove sembrava impossibile. I timori di Italia Nostra sembrano materializzarsi. “L’avevo detto che la questione presentava una sua opacità. Anche se sinceramente speravo di sbagliarmi”, dice Francesca Santarella, Presidente di Italia Nostra Ravenna, a ilfattoquotidiano.it.

I quasi 500 ettari dei quali si parla sono quelli recentemente venduti all’asta dopo la messa in liquidazione della Immobiliare Lido di Classe S.p.A., proprietaria dell’area dal 1971 e dal 2006, diretta e coordinata dalla società Parsitalia Costruzioni Srl. Ad acquistarli la CPI Real Estate Italy Spa, “società sottoposta ad altrui attività di direzione e coordinamento da parte di CPI Property Group SA-L”, della quale risulta essere socio di maggioranza il magnate ceco Radovan Vítek. Un colosso immobiliare, con interessi anche nella Capitale.

La vendita ha coinvolto un’area molto vasta, alla cifra irrisoria di 500mila euro: 10 centesimi a metro quadrato. I 500 ettari, dall’alto valore naturalistico, sono compresi nel Parco regionale del delta del Po – istituito nel 1988 e gestito dal 2012 dall’Ente di gestione per i parchi e la biodiversità delta del Po – e in parte nella Riserva naturale biogenetica statale pineta di Ravenna – istituita nel 1977. All’interno dell’area sono presenti siti di interesse comunitario e zone di protezione speciale: quella della pineta di Classe e quella dell’Ortazzo, Ortazzino, Foce del Torrente Bevano.

Si tratta di luoghi meravigliosi, considerati intoccabili dal Parco del delta del Po, dall’amministrazione comunale di Ravenna e dalla Regione Emilia Romagna. “Nessun rischio di arretramento sul fronte della tutela di un territorio di grande valore ambientale”, hanno affermato pochi giorni fa il governatore Stefano Bonaccini e l’assessora alla Programmazione territoriale e parchi Barbara Lori“. “Per essere chiari – hanno continuato dalla Regione – nessuno può fare nulla in quelle aree che possa essere in contrasto con la tutela dell’ambiente. Nel senso più ampio dell’espressione e a prescindere dalla proprietà dei terreni”. “Nessun pericolo”, hanno spiegato, aggiungendo che “nei parchi e nelle aree protette ci sono da sempre territori di proprietà privata”. E di fronte a chi ancora esprime il timore che in queste aree si possa costruire qualcosa rispondono: “Semplicemente non si può, perché ci sono vincoli, anche edificatori, molto rigorosi. Vincoli che nessuno può negare o mettere in discussione”.

Ma non sembra propriamente così, come suggeriva la nota integrativa al Bilancio di esercizio 2022 della CPI Real Estate Italy, nella quale si dice che “la società ha ampliato la propria base immobiliare attraverso l’acquisizione di nuove aree. In particolare, è stato recentemente completato l’acquisto di aree fabbricabili nel comune di Ravenna, provenienti dalla società Lido di Classe”. Un indizio che ora sembrerebbe confermato dal certificato urbanistico emesso dal Comune di Ravenna a giugno 2022, su richiesta del venditore. Perché è vero che “le sole previsioni degli strumenti urbanistici vigenti non conferiscono la possibilità di trasformazione edilizia e del suolo, ove le opere di urbanizzazione primaria manchino e/o siano inadeguate o non siano in corso di realizzazione da parte del Comune”. Ma esiste la possibilità di procedere con “la trasformazione edilizia” se “i richiedenti la trasformazione s’impegnino, con apposito atto, a realizzarle e/o adeguarle a propria cura e spese, secondo le prescrizioni comunali e fornendo garanzia fideiussoria”.

Non è tutto: c’è anche il contratto, stipulato a marzo 2023, tra l’Immobiliare Lido di Classe Srl e l’Immobiliare CPI Real Estate Italy Spa, nel quale si fa riferimento in diversi punti all’edificabilità di almeno parte dell’area. Innanzitutto, la parte venditrice precisa che il 18 agosto 1966 il Comune di Ravenna, l’ Immobiliare Lido di Classe S.P.A. e l’Immobiliare S. Apollinare in Classe Spa, poi incorporata nella Lido di Classe, “hanno stipulato una convenzione urbanistica con cui il Comune ha approvato il progetto di urbanizzazione e lottizzazione presentato dalle dette società”. Nella parte dedicata al prezzo degli immobili oggetto di compravendita, inoltre, si menzionano dei “terreni aventi destinazione edificabile”, venduti per poco più di 51 mila euro. E ancora, “quanto alla parte dei Terreni avente destinazione edificabile, è soggetto all’imposta sul valore aggiunto […] con l’aliquota del 22%, trattandosi di cessione di terreno suscettibile di utilizzazione edificatoria”.

Nel contratto non esiste indicazione delle particelle catastali edificabili, ma si potrebbe ipotizzare, come ha fatto il consigliere di Lista per Ravenna, Alvaro Ancisi, che si tratti della Zona C che si estende per 72 ettari, lungo via canale Pellegrini. Zona per la quale l’Immobiliare Lido di Classe, nella nota integrativa al bilancio dell’esercizio 2021, ha chiesto alla Provincia di Ravenna di “ritornare alla classificazione di ‘pre-parco’ per l’area agricola”. Ancisi sostiene che la proposta è “in corso di esame da parte delle amministrazioni”. Tesi questa ritenuta falsa dal sindaco Michele De Pascale. La questione desta preoccupazione. Non è allarmismo, ma consapevolezza. La possibilità che una porzione di area naturale possa essere stravolta non sembra poi così remota. “I Vandali sono ancora in casa”, scriverebbe Antonio Cederna.

*foto di Francesca Santarella, Italia nostra

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