Mentre si affronta l’emergenza della frana in Savoia con la chiusura del traffico ferroviario tra Italia e Francia attraverso il tunnel del Frejus, si cominciano a fare i conti con la chiusura programmata per lavori del traforo del Monte Bianco. La chiusura è prevista dal 4 settembre al 18 dicembre per il rifacimento di due porzioni di volta di trecento metri ciascuna, una sul lato italiano e una sul francese. Poi i lavori saranno spalmati nel corso del tempo per 18 anni per permettere il completamento dei rifacimenti. “Rimaniamo in attesa che la concessionaria francese del traforo del Fréjus interessata dalla frana concluda le proprie valutazioni in merito ai tempi della riapertura, per poi trarre le nostre conclusioni. Al momento non sono state assunte decisioni e non abbiamo variato i nostri programmi”, dice interpellato dall’Ansa Riccardo Rigacci, direttore gerente del gruppo europeo di interesse economico del traforo del Monte Bianco (Geie-Tmb), che gestisce il tunnel.

Il gestore italo-francese del Bianco guarda infatti con attenzione alla chiusura ai mezzi pesanti da parte del traforo del Fréjus provocata dalla frana caduta ieri in Savoia. La speranza è che la galleria tra Bardonecchia e Modane possa riaprire prima di lunedì prossimo, in modo da non dover rischiare di variare il programma per il rifacimento della volta del tunnel del Monte Bianco: a Courmayeur e Chamonix è prevista infatti la chiusura totale dal 4 settembre sino al 18 dicembre 2023, con la galleria tra Bardonecchia e Modane che dovrebbe assorbire il 90% dei mezzi pesanti. Il Geie ha previsto stop di 3-4 mesi all’anno fino al 2041, in alternativa una chiusura totale per tre anni. Durante l’interruzione prevista da lunedì prossimo per oltre tre mesi sarà allestito un cantiere-test in modo da valutare la “migliore metodologia operativa per il prosieguo delle opere”.

Ma la chiusura del Monte Bianco preoccupa Confindustria VdA come riporta La Repubblica.: “Stiamo parlando di 72 mesi complessivi: l’equivalente di 6 anni di chiusura spalmati su 18”. Un fermo che, si stima, andrebbe a incidere negativamente sul Pil della regione, che registrerebbe un meno 9,8%. Secondo il rapporto dell’Osservatorio territoriale delle infrastrutture. Ma a risentirne sarebbe tutto il Nord Ovest, con un meno 5,4% del Pil e un impatto negativo sul sistema logistico e sul turismo. A condividere le preoccupazioni anche infatti Federalberghi e Confcommercio.

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