L’inflazione resta troppo alta, “sebbene sia diminuita rispetto al suo picco”, e l’obiettivo è quella di riportarla al 2%. Il presidente della Fed Jerome Powell nel suo discorso al seminario annuale di Jackson Hole, evidenzia “l’incertezza” in cui la banca centrale Usa si trova a muoversi ricordando che questo scenario “complica il nostro compito di bilanciare il rischio di un inasprimento eccessivo della politica monetaria con il rischio di un inasprimento troppo ridotto”. “Fare troppo poco potrebbe consentire il radicamento di un’inflazione ( a luglio i prezzi al consumo sono saliti del 3,2% rispetto al +3% di giugno, ndr) – superiore al target” con “un costo elevato per l’occupazione. Ma anche fare troppo – conclude – potrebbe causare danni inutili all’economia”.

Il presidente della banca centrale statunitense ha poi ricordato che “nell’ultimo anno abbiamo inasprito la politica monetaria in modo significativo. Siamo pronti ad aumentare ulteriormente i tassi se necessario e intendiamo mantenere la politica restrittiva fino a quando non saremo certi che l’inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso il nostro obiettivo”, ha ribadito Powell. “. Sebbene l’inflazione sia diminuita rispetto al suo picco, un’evoluzione positiva, rimane troppo alta”. L’ultimo rialzo dei tassi da 25 punti base risale al meeting del Fomc di luglio, dopo che a giugno c’era stata una pausa nella stretta. “Considerato il cammino percorso, nelle prossime riunioni saremo in grado di procedere con cautela, valutando i dati in arrivo e l’evoluzione delle prospettive e dei rischi”.

Alla Federal Reserve, ha aggiunto, prevediamo “che per riportare l’inflazione in modo sostenibile al 2% sarà necessario un periodo di crescita economica inferiore al trend, nonché un certo allentamento delle condizioni del mercato del lavoro”. Powell ha inoltre evidenziato l’attenzione “a segnali” – dalla crescita del Pil alla spesa dei consumatori e al settore immobiliare – che indicano che l’economia potrebbe non raffreddarsi come previsto”. “Ulteriori conferme di una crescita persistentemente superiore al trend – ammonisce – potrebbero mettere a rischio ulteriori progressi sull’inflazione e potrebbero giustificare un ulteriore inasprimento della politica monetaria”.

Powell ha ricordato come quando a marzo 2022 il Federal Open Market Committee ha deciso di “aumentare il tasso di riferimento era chiaro che la riduzione dell’inflazione sarebbe dipesa sia dalla risoluzione delle distorsioni senza precedenti della domanda e dell’offerta legate alla pandemia, sia dal nostro inasprimento della politica monetaria, che avrebbe rallentato la crescita della domanda aggregata, consentendo il tempo di recupero dell’offerta”. “Anche se queste due forze ora lavorano insieme per abbassare l’inflazione, il processo – ha riconosciuto -ha ancora molta strada da fare, nonostante i dati recenti più favorevoli”.

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