“Non c’è nulla di sorprendente: le centrali a biomasse legnose possono stare in tanti posti ma non in un luogo meraviglioso come il parco nazionale del Pollino che vorrei fosse una risorsa per la mia Regione”: così il governatore della Calabria, Roberto Occhiuto (Forza Italia), spiega al fattoquotidiano.it la scelta di negare l’autorizzazione al Mercure, l’impianto di Sorgenia che produce elettricità bruciando ogni anno 350mila tonnellate di legna all’interno dell’area protetta, patrimonio Unesco. Il piano del parco approvato dalla regione Calabria a fine luglio vieta impianti industriali della potenza di 41 MW elettrici come il Mercure, senza ammettere deroghe. La decisione ha ottenuto il plauso delle principali associazioni ambientaliste italiane (“una scelta clamorosa, importante ed opportuna” per Legambiente, mentre il Wwf ha ringraziato Occhiuto parlando di “giornata storica”) ma la regione Basilicata – su cui si estende parte del parco del Pollino (mentre la centrale si trova sulla zona calabrese dell’area protetta) – chiede una “istruttoria condivisa” attraverso l’assessore all’Ambiente e all’Energia Cosimo Latronico, della giunta del presidente Vito Bardi, sempre di Forza Italia.

L’opposizione della Basilicata – “La regione Basilicata ha appena chiesto al ministero dell’Ambiente se conferma che il piano del Parco debba essere approvato d’intesa tra le due regioni”, riferisce Latronico al fattoquotidiano.it: “Cosa succederebbe nel caso in cui, dopo che la Calabria ha approvato un piano che non permette al Mercure di operare, la Basilicata ne approvasse uno inserendo la deroga a favore della prosecuzione dell’attività della centrale?” “Il percorso per l’approvazione del piano del Parco è durato 12 anni, è stato lunghissimo, articolato e partecipato da tutti i Comuni le Regioni e gli altri Enti pubblici interessati”, afferma il consigliere della regione Calabria Ferdinando Laghi in riferimento all’iter del piano per il parco del Pollino che ha prodotto anche una Valutazione di Impatto Strategico (Vas). “Il paragrafo sui limiti di potenza per le centrali a 2,7 MW elettrici era presente fin dall’inizio e nessuno ha avuto niente da dire”. “Se nell’approvazione definitiva venisse introdotta una deroga per autorizzare una centrale da 41MW elettrici come il Mercure, sarebbe un abominio e inficerebbe l’intero percorso amministrativo”, conclude Laghi – che è anche medico e vice-presidente dell’associazione Medici per l’Ambiente (Isde) italia e ha sempre denunciato che la centrale “immette nell’ambiente di gas climalteranti e sostanze nocive per la biodiversità e rischiose per la salute”.

“Pronti ad assumere i 20 lavoratori della centrale” – “È necessario che siano assunte posizioni che tengano conto dello stato degli atti e della volontà delle comunità locali”, afferma Latronico sollevando il problema della possibile perdita di posti di lavoro legati alla centrale e al suo indotto. Sulla questione dei dipendenti del Mercure il governatore della Calabria ha detto al fattoquotidiano.it di aspettarsi che Sorgenia li ricollochi come avvenuto in altri casi simili di chiusura di impianti. Se questo non avvenisse? “Mi impegno ad assumerli in attività di valorizzazione del parco”. “La stessa cosa per i comuni che perdono le royalties”, prosegue Occhiuto (in riferimento alle amministrazioni che hanno accettato compensazioni dalla proprietà dell’impianto) prevedendo “l’approvazione di una legge regionale che assegni risorse sotto forma di contributi finalizzati a valorizzare il parco”. Per quanto riguarda le imprese boschive e quelle che si occupano del trasporto del cippato (trucioli) di legna che alimenta il Mercure, Occhiuto ritiene possano vendere il combustibile alle restanti quattro centrali a biomasse legnose calabresi, che attualmente si riforniscono in gran parte da altre regioni italiane. Nel solo 2021 al porto di Crotone sono arrivate 48 navi da circa 5.000 tonnellate di cippato, cioè una a settimana: oltre la metà provenienti dalla Toscana, e le altre da Veneto, Liguria, Lazio e Puglia, come certificato dalla guardia costiera in risposta a richieste di accesso agli atti inviate da chi scrive nell’ambito dell’inchiesta giornalistica Subsidizing Deforestation, pubblicata dal fattoquotidiano.it e dal programma di inchieste di Rainews “Spotlight” (video-inchiesta “L’affare dei tagli boschivi” disponibile su Raiplay) e finanziata da Journalisfund e dal programma di giornalismo investigativo della Commissione Europea #IJ4EU.

Il decreto con deroga sulla potenza del governo Renzi – La centrale termoelettrica a biomasse del Mercure – in passato impianto a olio combustibile di proprietà di Enel – ha cominciato a operare dopo che un decreto del governo Renzi nel giugno 2015 ne ha autorizzato l’avvio apponendo “espressa deroga relativamente alla potenza installata“, nonostante l’opposizione di associazioni ambientaliste, dei vicini comuni di Viggianello e Rotonda e – al tempo – dello stesso attuale assessore Cosimo Latronico (allora deputato di Forza Italia) che il 17 febbraio 2014 in un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Ambiente scriveva: “La regione Basilicata, l’ente parco, i comuni lucani e le popolazioni dell’area sono contrarie alla riattivazione dell’impianto considerati gli impatti devastanti che la centrale avrebbe sull’ambiente, sulla salute, sulle attività produttive (principalmente agricoltura che si fregia di importanti Dop e turismo) e sull’intero destino di una valle che sul parco del Pollino ha costruito la sua economia”.

I sussidi pubblici e le infiltrazioni della ‘Ndrangeta – Con l’attivazione dell’impianto, Regioni, Comuni coinvolti e Ente parco hanno ottenuto compensazioni pari a circa 15 milioni di euro complessivi (che però non sono state accettate da Viggianello e Rotonda). Oggi la centrale ha una potenza di 41 megawatt elettrici di cui circa 35 netti, con un rendimento basso – intorno al 28% – compensato però dai sussidi pubblici alle centrali a biomasse legnose: il Mercure ha ricevuto dal Gse quasi 40 milioni di euro nel 2019 e 33 milioni di euro nel 2020, secondo le informazioni raccolte nell’ambito dell’inchiesta giornalistica Subsidizing Deforestation. Considerando che il fatturato medio della centrale del Mercure è di circa 50 milioni di euro l’anno, emerge che questo è costituito in gran parte da incentivi statali, che sono erogati in base alla quantità di elettricità prodotta: “Per questo la riduzione della potenza da 41 a 2,7 MW – come richiede il piano del Parco – probabilmente non risulterebbe economicamente sostenibile per Sorgenia”, fa notare Laghi. I sussidi pubblici alle centrali a biomasse calabresi hanno alimentato una filiera del legno che secondo le indagini del Pm di Catanzaro Nicola Gratteri sarebbe stata in parte infiltrata dalla ‘Ndrangeta, mentre tutte e cinque le centrali calabresi – compresa quella del Mercure – sono accusate di aver truffato il Gse tra gennaio 2014 e gennaio 2019 (ma Sorgenia ha acquisito il Mercure dopo il 2019) per aver chiesto incentivi non dovuti.

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