Per l’Anci è “la più grande emergenza mai vissuta”, almeno negli ultimi anni. E il problema è che “non succede nulla”, con il governo immobile. Gli sbarchi record di migranti sulle coste siciliane e calabresi sta mandando in crisi il sistema di accoglienza, anche a causa del cortocircuito creato dallo stesso esecutivo con il decreto Cutro. Così i sindaci si trovano costretti a dover trovare posti dove non ci sono, mentre il sistema dei Sai – quello dell’accoglienza diffusa negli appartamenti – avrebbe ancora disponibilità ma è di fatto inutilizzabile per le regole volute da Palazzo Chigi. Con l’aggiunta di un’emergenza nell’emergenza, legata all’accoglienza dei minori: “È tutto saltato, siamo sull’orlo del tracollo”, dice Matteo Biffoni, sindaco dem di Prato e delegato Anci sull’immigrazione.

“Siamo nella più grande emergenza mai vissuta, almeno da quando sono responsabile Anci per l’immigrazione, e non succede nulla: ho visto Piantedosi a dicembre poi c’è stata una convocazione il 4 agosto e nel mezzo solo un po’ di interlocuzione tecnica”, aggiunge il primo cittadino della città toscana. Per Biffoni “c’è un perverso meccanismo politico perché questo è il governo del ‘niente sbarchi’ ma fuori dalla propaganda elettorale, perché loro hanno promesso questo, adesso sono in difficoltà”. Non a caso, come documentato da Ilfattoquotidiano.it, a lamentarsi in chiaro contro le scelte di Roma ora sono anche i sindaci leghisti del Veneto, dove sono attesi oltre 4mila ricollocamenti nelle prossime settimane. Il responsabile Anci per l’Immigrazione dice di aver scritto, così come altri sindaci per le rispettive città, “al tribunale dei Minori e alla prefettura”, sostenendo che “con questi numeri, se ci vengono mandati ancora minori non accompagnati, noi non possiamo garantire che ci siano il rispetto delle condizioni stabilite per legge, e la responsabilità è dello Stato centrale”.

Le doglianze di Biffoni sono innumerevoli: “Non ci sono gli hub di primissima accoglienza, non ci sono le risorse per la mediazione culturale”. Una situazione tanto complicata che l’assessore al Welfare di Reggio Emilia, Daniele Marchi, non esclude una risposta plateale: “Siamo già a quota 200 minori non accompagnati. Se il governo continua a mandarcene, carico dei pullman e li porto tutti a dormire al Viminale”. E, secondo il rappresentante dell’Anci, il decreto Cutro “ha peggiorato se possibile le regole del gioco, allontanando dal sistema dell’accoglienza i grandi player più affidabili come Arci, Caritas, Comunità di Sant’Egidio”. Il ‘mirino’ è puntato sul ministro Piantedosi: “Non ce l’ho coi prefetti, loro rispondono a input che arrivano dal Viminale”.

Per comprendere la situazione, basta ascoltare le parole di Claudia Varsanti, direttrice della Misericordia che gestisce il centro di accoglienza di Camaiore, in Versilia: “Dalla prefettura abbiamo ricevuto l’invito a stipare il più possibile i nostri ospiti, ci è stato proposto di utilizzare poltrone invece di letti e tende in giardino”, ha spiegato a Repubblica. Così ora i sindaci vanno a caccia di qualsiasi spazio possibile, comprese tende e palestre delle scuole, anche alberghi che hanno il sold out dei turisti. E non si esclude la richiesta di posti letto a conventi e centri per anziani al momento chiusi. Il problema è soprattutto al centronord, dove l’afflusso di migranti è sempre più intenso vista la situazione fuori controllo degli hotspot siciliani, al collasso da settimane per il continuo ripetersi degli sbarchi. “Adesso basta. Le strutture sono sature, la disponibilità di Ancona non è infinita”, si lamenta il sindaco di Ancona Daniele Silvetti, eletto con il centrodestra lo scorso giugno.

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