Intensi scontri tra due delle fazioni militari più potenti di Tripoli hanno provocato almeno 27 morti e più di 100 feriti nelle giornate di lunedì 14 e martedì 15 agosto. Il conflitto è scoppiato dopo che le Forze speciali di deterrenza “Rada”, che controlla l’aeroporto di Mitiga, a 5 chilometri dalla capitale libica, ha arrestato il comandante della Brigata 444 Mahmoud Hamza mentre era diretto, secondo quanto riporta Agenzia Nova che cita fonti locali, a Misurata per partecipare a una cerimonia di consegna dei diplomi ai cadetti. Entrambe le fazioni avevano sostenuto il governo ad interim di unità nazionale, presieduto da Abdul Hamid Dbeibah, durante brevi battaglie lo scorso anno e il loro improvviso scontro ha infranto mesi di relativa calma a Tripoli, svelando attriti mai sopiti tra le varie fazioni armate del governo di unità nazionale. Secondo quanto riporta l’agenzia Reuters gli scontri si sono placati dopo che la Rada ha consegnato Hamza a un’altra fazione militare, lo Stability Support Apparatus (Ssa), quest’ultimo affiliato al Consiglio presidenziale della Libia.

La Brigata 444, affiliata all’esercito libico nell’Ovest e al ministero della Difesa, controlla buona parte di Tripoli. Il motivo principale dello scoppio degli scontri nella capitale è dovuto al fatto che negli ultimi mesi il comandante Mahmoud Hamza ha iniziato a guadagnare una posizione sempre più di rilievo all’interno del contesto politico-militare del Paese nordafricano. Infatti, secondo Anas El Gomati, direttore del Sadeq Institute, un think tank specializzato nella politica interna della Libia, Hamza sta giocando “un ruolo fondamentale nei negoziati con le forze militari rivali. È stato una spina nel fianco nei negoziati con Haftar. Se guardiamo a dove si sono estesi i combattimenti nelle ultime 24 ore” si nota che sono state coinvolte “anche linee di rifornimento critiche”.

Nel frattempo, in una dichiarazione di martedì, la Missione di supporto delle Nazioni Unite in Libia ha affermato di seguire con preoccupazione la situazione nel Paese e ha chiesto la fine immediata degli scontri armati in corso. Le ambasciate degli Stati Uniti e del Regno Unito hanno entrambe rilasciato dichiarazioni sui social esprimendo le loro preoccupazioni per l’escalation della violenza. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato via Twitter che il “Governo segue con attenzione la situazione a Tripoli”, spiegando di aver avuto interlocuzioni con la sua omologa libica Najla Mangoush. La “priorità (dell’Italia, ndr) resta la stabilizzazione della Libia, senza violenza né interferenze, e avviare un percorso verso elezioni democratiche”.

Gli scontri sono infatti scoppiati a pochi giorni dall’elezione di Mohammed Takala a capo dell’Alto Consiglio di Stato, il “Senato” del paese nordafricano. L’organismo ha un’influenza significativa sulle questioni politiche ai sensi degli Accordi di Skhirat del 2015 e ha negoziato un percorso difficile verso le elezioni, sotto le pressioni delle Nazioni Unite, in accordo con la Camera dei rappresentanti di Tobruk e il Governo di unità nazionale. Gli scontri di Tripoli potrebbero quindi minare il percorso verso il voto democratico: la Camera di Tobruk afferma infatti che il suo governo rivale con sede a Tripoli è il vero responsabile delle violenze, aggiungendo ulteriore incertezza alla già divisa situazione politica del Paese.

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