Resta in carcere Abel Alvarez Vasquez, 29 anni, zio materno di Mia Kataleya Chicclo Alvarez, per tutti Kata, la bambina peruviana di 5 anni che è scomparsa a Firenze il 10 giugno scorso. L’uomo è finito in manette nell’ambito dell’inchiesta su un presunto racket degli affitti nell’ex hotel occupato Astor. Secondo il gip del tribunale di Firenze, Angelo Antonio Pezzuti, sussiste il pericolo di reiterazione del reato per Alvarez Vasquez. Il giudice ha preso la stessa decisione anche nei confronti di altri due indagati: Carlos De La Colina Palomino e Nicolas Lenes Aucaucasi. Per un quarto indagato, Carlos Manuel Salinas Mena, 63 anni, il gip ha accolto la richiesta di attenuazione della misura cautelare, presentata dell’avvocato Elisa Baldocci, è ha concesso all’uomo gli arresti domiciliari.

I reati contestati ai quattro sono estorsione, tentata estorsione e rapina, commessi tra il novembre del 2022 e lo scorso maggio, nonché tentato omicidio e lesioni gravi commesse il 28 maggio: quel giorno, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, all’Astor vi fu un raid punitivo, con bastoni e mazze da baseball, da parte dei quattro indagati, probabilmente insieme ad altri non ancora identificati, nei confronti di alcuni occupanti. In quella circostanza un uomo precipitò da una finestra dell’ex hotel per sfuggire all’aggressione. Gli indagati, per gli inquirenti, avrebbero preteso il pagamento di somme tra 600 e 700 euro dalle persone che volevano entrare nella struttura. Sia nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip che successivamente dal pm che conduce l’inchiesta, i quattro hanno risposto alle domande dei magistrati fornendo la loro versione dei fatti. Nel corso degli interrogatori ai quattro non sono state rivolte domande relative all’inchiesta sul presunto rapimento di Kata. Della bambina si erano perse le tracce proprio mentre si trovata all’Astor, dove viveva insieme alla madre. Quattro giorni dopo la scomparsa, dalla procura di Firenze spiegavano che il racket degli affitti era la pista privilegiata. L’ipotesi possibile è che dietro il sequestro ci sia una vendetta contro chi perpetuava le violenze e le minacce nello stabile occupato.

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