Tutti i vestiti hanno una storia, anche se poco conosciuta. L’etichetta ci dice tutto su come deve essere lavato o stirato un capo, ma nulla sulla presenza di eventuali sostanze tossiche. È il caso degli Ftalati, associati a problemi di riproduzione, al corretto sviluppo del corpo umano, a difficoltà del sistema respiratorio e a effetti avversi sul fegato e sui reni, come dichiara l’Environmental Working Group. Negli abiti si trovano su molte delle stampe a rilievo: per capire, quelle con un effetto gommoso. Purtroppo, anche la nostra felpa e t-shirt preferita potrebbe quindi contenerli. Gli ftalati fanno parte di un gruppo di composti chimici ampiamente utilizzati dagli anni ’30 e aggiunti a livello industriale per migliorare la flessibilità e la modellabilità delle materie plastiche di vario tipo, come imballaggi, cruscotti delle auto, cosmetici, pavimentazioni e perfino giochi per bimbi. Sono impiegati abitualmente come plastificanti del PVC.

Nello studio del 2021 pubblicato sulla rivista Molecular Reproduction and Development da Inês Mesquita, Margarida Lorigo ed Elisa Cairrao dell’Università di Beira in Portogallo si legge che “Gli ftalati inducono tossicità nel sistema riproduttivo e nello sviluppo umano. L’aumento della produzione di plastica può essere correlato all’aumento dell’infertilità umana”.

Da decenni le associazioni dei consumatori e quelle ambientaliste ne denunciano la pericolosità: sembra che queste sostanze agiscano come perturbatori endocrini, in grado di alterare l’equilibrio ormonale. Causando delle modificazioni alle normali funzioni endocrine, possono provocare difficoltà riproduttive e di conseguenza un aumento della sterilità maschile e femminile.

L’Associazione Culturale Pediatri ACP, ha reso noto lo studio di Giacomo Toffol e Laura Brusadin “Esposizione agli ftalati durante la gravidanza e rischi fetali” in cui emerge che: “La presenza di ftalati nel sangue materno durante la gravidanza sembra correlarsi all’aumento degli aborti, al parto pretermine, alla nascita di bambini con possibili deficit di sviluppo, verosimilmente per una loro azione sugli ormoni tiroidei e sul progesterone materno”.

Ma non solo. Gli ftalati possono essere impiegati per realizzare i disegni in rilievo tipici dell’abbigliamento della prima infanzia. Eh sì, una tutina da neonati con la stampa di un gattino potrebbe contenere ftalati e danneggiare la salute del neonato.

Insomma, se questa categoria di sostanze crea allerta sulla base di un ampio bacino di ricerche scientifiche, aspettiamo quindi che nel settore tessile si prendano provvedimenti in merito. Il problema, del resto comune a tante altre sostanze tossiche, è sempre lo stesso: troppi anni per prendere decisioni. Nel frattempo, cerchiamo di acquistare abiti con la scritta “ftalati free” e con decorazioni ricamate, piuttosto che con stampe a rilievo plastiche.

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