Quello che stupisce nella poesia uruguayana è la presenza di un buon numero di poeti di alto livello internazionale in un paese di lingua spagnola, il più piccolo dell’America del Sud, sia per estensione che per numero di abitanti. Delmira Agustini (1886-1914), Juana de Ibarbourou (1892-1979), Mario Benedetti (1920-2009), Idea Vilariño (1920-2009), Ida Vitale (1926) e Cristina Peri Rossi (1941) sono poeti che hanno reso grande la letteratura latino-americana della fine del XIX secolo e di tutto il XX. Due di loro, Ida Vitale e Cristina Peri Rossi sono stati insigniti del Premio Cervantes, l’equivalente del Premio Nobel per la letteratura in spagnolo.

Ida Vitale, membro della generazione del 45 e rappresentante della poesia “essenzialista” è una delle voci più importanti del mondo ispanoamericano. Ida canta la vita nel suo presente, facendola diventare immagine viva ed eterna. La sua è una poesia che privilegia il linguaggio e ne mette in evidenza la consistenza fisica.

E.C.

PENITENCIA

¿Mirar atrás será pasar
a ser de sal precaria estatua,
un perecer petrificado
preso en sí mismo, parte
del roto encanto de un paisaje
cuya música no logro más oír?

¿Debo matar lo que miré,
el mito que minuciosa
pliego y despliego,
grava para mi paso solo?
¿Ciega borrar lugares,
playas, vientos, el tiempo?

Sobre todas las cosas,
anular horas que se han vuelto inútiles
como lluvia que cae
sobre el mar implacable,
como mis propios pasos
si no son penitencia.

PENITENZA

Guardare indietro sarà trasformarsi
da sale precario in statua,
morte pietrificata
prigioniera in sé stessa, parte
del rotto incantesimo di un paesaggio
la cui musica più non riesco a udire?

Devo uccidere quello che ho guardato,
il mito che minuziosa
piego e dispiego,
ghiaia per il mio passo solo?
Cieca annullare i luoghi,
le spiagge, i venti, il tempo?

E più di ogni altra cosa,
cancellare ore diventate inutili
come pioggia che cade
sopra il mare implacabile,
come i miei stessi passi
se non sono penitenza.

***

EXILIOS

tras tanto acá y allá yendo y viniendo
FRANCISCO DE ALDANA

Están aquí y allá: de paso,
en ningún lado.
Cada horizonte: donde un ascua atrae.
Podrían ir hacia cualquier fisura.
No hay brújula ni voces.

Cruzan desiertos que el bravo sol
o que la helada queman
y campos infinitos sin el límite
que los vuelve reales,
que los haría de tierra y pasto.

La mirada se acuesta como un perro,
sin siquiera el recurso de mover una cola.
La mirada se acuesta o retrocede,
se pulveriza por el aire
si nadie la devuelve.
No regresa a la sangre ni alcanza
a quien debiera.

Se disuelve, tan solo.

ESILI

dopo tanto andare e venire di qua e di là
FRANCISCO DE ALDANA

Sono qui e là: di passaggio,
da nessuna parte.
Ogni orizzonte: dove una brace attrae.
Potrebbero dirigersi verso qualsiasi crepa.
Senza bussola e voci.

Verso deserti che il feroce sole
o la gelata bruciano
e campi infiniti senza il limite
che li rende reali,
che li farebbe di terreno e prato.

Si distende lo sguardo come un cane
senza che possa muovere la coda.
Si distende lo sguardo o retrocede,
si polverizza in aria
se non si restituisce.
Non fa ritorno al sangue né raggiunge
chi dovrebbe.

Si dissolve, soltanto.

***

CUADRO

Construimos el orden de la mesa,
el follaje de la ilusión,
un festín de luces y sombras,
la apariencia del viaje en la inmovilidad.
Tensamos un blanco campo
para que en él esplendan
las reverberaciones del pensamiento
en torno del icono naciente.
Luego soltamos nuestros perros,
azuzamos la cacería,
la imagen serenísima, virtual,
cae desgarrada.

QUADRO

Costruiamo l’ordine della tavola,
il fogliame dell’illusione,
un festino di luci e di ombre,
l’apparenza del viaggio nell’immobilità.
Tendiamo un bianco campo
perché in esso risplendano
le riverberazioni del pensiero
tutt’intorno alla nascente icona.
Sciogliamo poi i nostri cani,
li aizziamo alla caccia,
l’immagine serenissima, virtuale,
cade lacerata.

***

ACLIMATACIÓN

Primero te retraes,
te agostas,
pierdes alma en lo seco,
en lo que no comprendes,
intentas llegar al agua de la vida,
alumbrar una membrana mínima,
una hoja pequeña.
No soñar flores.
El aire te sofoca.
Sientes la arena
reinar en la mañana,
morir lo verde,
subir árido oro.

Pero, aún sin ella saberlo,
desde algún borde
una voz compadece, te moja
breve, dichosamente,
como cuando rozas
una rama de pino baja
ya concluida la lluvia.

ACCLIMATAZIONE

Prima ti ritrai,
ti esaurisci,
perdi l’anima nell’arido,
in ciò che non capisci,
cerchi di arrivare all’acqua della vita,
d’illuminare una membrana minima,
una piccola foglia.
Di non sognare fiori.
L’aria ti soffoca.
Senti la sabbia
regnare nel mattino,
morire il verde,
salire arido l’oro.

Ma, pur senza saperlo,
da qualche margine
una voce compatisce, ti bagna
un po’, felicemente,
come quando sfiori
un ramo basso di pino
già finita la pioggia.

Ida Vitale (Montevideo, 1923), ultima esponente del movimento Generazione del 45, è poetessa, traduttrice e saggista. Già vincitrice di numerosi premi, come l’Octavio Paz (2009), il Reina Sofia (2015) e il Premio Internacional de Poesía Federico García Lorca (2016), nel 2018 ha ottenuto il Premio FIL de Literatura en Lenguas Romances, il più importante dell’America latina, e il Premio Cervantes, il massimo riconoscimento della letteratura in lingua spagnola. È autrice di una ventina di libri di poesia, riuniti tutti in Poesía reunida (Tusquets, 2017). Ha pubblicato successivamente Tiempo sin claves (Tusquets, 2021).

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