Tassa sugli extraprofitti delle banche? L’intervento del governo andava nella direzione giusta e utilizzo l’imperfetto perché poi purtroppo ha fatto marcia indietro con l’incursione del Mef che ha radicalmente ridimensionato il provvedimento fissando quel tetto massimo allo 0,1% del totale dell’attivo. In questo modo il contributo delle banche diventa una cifra simbolica, che serve alla Meloni per presentarsi sui social e in tv come una Robin Hood. Ma l’impatto sostanziale della norma è piuttosto marginale, come dimostra il recupero delle Borse successivo all’intervento del Mef”. Sono le parole pronunciate ai microfoni della trasmissione Fino a qui tutto bene (Radio Cusano Campus) da Stefano Fassina, economista ed ex parlamentare, che aggiunge una critica feroce alla prima risposta dei mercati dopo l’annuncio del provvedimento sulle banche: “È assolutamente inaccettabile sul piano morale la loro reazione di fronte a un intervento che può essere corretto nelle sue specificità tecniche, ma che è sacrosanto nell’impatto redistributivo. Mi dispiace che il governo si sia fatto spaventare e sia tornato immediatamente indietro. È chiaro che – continua – se apri un conflitto redistributivo, non puoi aspettarti che quelli che ci perdono qualcosa ti facciano la ‘ola’. È ovvio che mettano in campo la reazione più dura possibile con un andamento della Borsa assolutamente sproporzionato rispetto alla dimensione delle misure”.

E puntualizza: “Si dice che il settore privato è libero di fare quello che vuole. Beh, fino a un certo punto. Gli articoli 41, 42, 43 della nostra Costituzione indicano che l’iniziativa privata è libera fintanto che produce utilità sociale. Non è una libertà assoluta. Quella libertà economica è finalizzata a produrre utilità sociale, e cioè non solo posti di lavoro ma anche il soccorso fiscale a famiglie in difficoltà, perché con l’inflazione al 10% e i redditi che sono rimasti fermi, tu hai il 10% in meno di potere d’acquisto”.

L’ex viceministro dell’Economia poi sottolinea: “Ricordo però che questo è lo stesso governo che ha tolto il reddito di cittadinanza e che non vuole il salario minimo. Quindi, il fatto che ne faccia una giusta non vuol dire che stia su una linea da sostenere. Il governo, tuttavia, va incalzato dall’opposizione perché non faccia dietrofront su questa misura. In questi ultimi 3 anni non solo le banche, ma anche le società energetiche, le imprese farmaceutiche, le imprese di assicurazione hanno maturato valanghe di utili. Certo, non è una colpa – prosegue – ma non è neanche una colpa redistribuire una parte di questi enormi utili a milioni di lavoratori e di famiglie in difficoltà. Sono comunque misure temporanee a fronte di situazioni di carattere eccezionali. Il Financial Times e il Sole 24 Ore, cioè giornali che non hanno particolarmente a cuore le condizioni sociali delle persone più in difficoltà, segnalano utili eccezionali e straordinari, di fronte ai quali , in una situazione emergenziale con milioni di famiglie che perdono potere d’acquisto, è dovere della politica avviare interventi redistributivi“.

E aggiunge: “Poi, è evidente che dipende da come li fai e certamente il provvedimento del governo ha grossi limiti, perché non interviene su tutto il monte degli utili delle banche ma sceglie una linea di attività molto specifica, cioè l’intermediazione sui tassi d’interesse, ma la direzione presa dal governo è sacrosanta. Bisognerebbe aggiustare il tiro in termini tecnici e andare comunque avanti. La Spagna ha introdotto una tassa sugli extraprofitti delle banche e proporzionalmente – spiega – i 3 miliardi che ha raccolto nel settore bancario sono molto di più di quelli che verranno fuori dall’intervento ridimensionato del governo Meloni. Le lamentele degli investitori esterni? Non è che loro sono qua per farci un piacere, ma per fare un sacco di utili. Quindi, di fronte a un provvedimento temporaneo ci perdono qualcosa, ma, una volta che sarà terminato, è normale che torneranno perché gli conviene”.

Fassina definisce poi “inaccettabili” le dichiarazioni rilasciate a Repubblica dall’amministratore delegato di Ryanair, Eddie Wilson, che ha definito “ridicolo” il decreto del governo Meloni che limiterà le tariffe aeree dalla Sicilia e la Sardegna e verso le due isole (“Per diminuire i prezzi bisogna aumentare i posti a bordo: lo sa anche Harry Potter. L’Ue cancellerà il decreto italiano. Come voi solo i sovietici“).

E infine commenta gli editoriali di Salvatore Bragantini e di Stefano Folli, rispettivamente sui quotidiani Domani e Repubblica, dove la tassa sugli extraprofitti delle banche è stata bollata come provvedimento “spregiudicato” e “populista”: “Innanzitutto, ho apprezzato che anche il responsabile economico del Pd, Antonio Misiani, abbia condiviso l’intervento. Riguardo agli editoriali di Bragantini su Domani e di Folli su Repubblica, non sono stupito. Ormai in una larghissima parte della sinistra c’è una cultura liberista. I lavoratori non votano più a sinistra – conclude – perché hanno capito che una parte della sinistra sta con gli interessi più forti. E c’è una retorica secondo cui ci pensa il mercato, e quindi tutto quello che va a favore delle fasce sociali più deboli viene definito populista. Abbiamo visto in questi 30 anni cosa ha prodotto questo mantra secondo cui ci pensa il mercato a far sgocciolare verso il basso i guadagni straordinari di quelli più ricchi: siamo arrivati a una condizione di disuguaglianza inaccettabile“.

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