Pedemontana Veneta, grande colabrodo e voragine finanziaria. “Come riuscirà la Regione a far fronte per 39 anni al fabbisogno generato dallo sbilanciamento tra il canone di disponibilità dovuto ai Concessionari della superstrada a pagamento e il flusso dei pedaggi, visto che già da oggi si prevede che possa essere – almeno per cominciare – inferiore di almeno un centinaio di milioni di euro rispetto al canone?”. Andrea Zanoni, consigliere regionale dem, è un implacabile fustigatore delle criticità infrastrutturali e ambientali venete. Assieme al portavoce dell’opposizione, il docente universitario Arturo Lorenzoni, ha preparato un’interrogazione con cui chiede conto di bilanci e flussi di traffico per l’opera cantierata più grande d’Italia, che sulla carta costa 2,3 miliardi di euro, ma in realtà fino al 2059 frutterà al concessionario (il consorzio Sis) più di 12 miliardi di euro, senza calcolare l’Iva, che porterà la cifra monstre a superare abbondantemente i 14 miliardi di euro.

Il canone che Regione Veneto dovrà versare al concessionario

L’offensiva contro la Regione nasce dal fatto che l’amministrazione pubblica si è impegnata nel 2017 a versare alla società Sis un canone annuo che crescerà dai 165 milioni del primo anno della messa in esercizio dell’opera (è lunga 94 chilometri, attraversa le province di Vicenza e Treviso) fino ai 435 milioni del penultimo anno e ai 332 milioni dell’ultimo anno di concessione (2059). Zanoni e Lorenzoni sono entrati in possesso dei dati dei flussi di auto e camion che sono ben al di sotto delle previsioni, anche perché c’è solo il collegamento verso est con la A27 Venezia-Belluno, mentre manca ancora quello verso ovest con la A4 a Montecchio Maggiore, per i ritardi dei lavori collegati alla linea ferroviaria alta velocità. L’apertura completa continua a slittare ed è prevista solo nel 2024, a 13 anni dalla posa della prima pietra.

I ricavi mensili nel primo semestre 2023

È vero che la superstrada (con tariffe carissime) è ancora monca, ma i dati di bilancio sono allarmanti. Nel gennaio 2023 sono stati incassati 3,2 milioni di euro, nel mese di febbraio 761 mila euro, a marzo 5,3 milioni, ad aprile 3,98 milioni, a maggio 4 milioni e a giugno 4,6 milioni. “Il totale dei pedaggi incassati ammonta a 21,98 milioni, che saranno girati interamente ai concessionari come entrate provvisorie in attesa dell’avvio della concessione al momento della messa in esercizio dell’intera Pedemontana, mentre l’avvio della concessione viene ritardato” spiega Zanoni. All’entità degli incassi si devono poi aggiungere 4,8 milioni di euro di Iva, con un totale dei ricavi nel semestre di 26,8 milioni di euro. “Ciò che ci preoccupa – aggiungono i due dem – è che, anche nella più rosea delle ipotesi, in cui nel secondo semestre si arrivasse a raddoppiare il traffico, le entrate raggiungerebbero quest’anno i 65 milioni, con un disavanzo di circa 100 milioni di euro rispetto al primo anno di canone intero riportato nel Terzo Atto di Concessione firmato dalla Regione. Se, come sostiene la giunta regionale, nel 2024 i lavori saranno terminati e sarà il primo anno di concessione, dove si troveranno i soldi per pagare i concessionari? I Veneti sanno che pende sul loro capo questa spada di Damocle?”.

Le domande hanno suscitato la replica irritata della leghista Silvia Rizzotto (Zaia Presidente), presidente della Seconda commissione del consiglio regionale del Veneto (Infrastrutture): “Da gennaio a luglio 2023 si è registrato un aumento del traffico del 70 per cento: un aumento sensazionale in così poco tempo, necessario per permettere di valutare in futuro una eventuale revisione delle tariffe”. Adombra così la riduzione degli altissimi pedaggi, un’autentica araba fenice sempre promessa e mai concessa. Il gap tra incassi e canone dovuto? “Zanoni e Lorenzoni dovrebbero sapere che già il Piano Economico Finanziario prevedeva che le entrate non avrebbero coperto l’importo del canone dovuto al concessionario per almeno i primi 9 anni dei 39 della concessione. Tutto nero su bianco, tutto previsto. Ma un conto è avere copia del Pef, un conto è leggerlo e un altro ancora è comprenderlo”. Il concetto era stato ribadito nel novembre 2022 dall’assessorato veneto alle infrastrutture: “Nel 2017 era stato ampiamente argomentato a tutti i consiglieri regionali che i primi 10 anni sarebbero stati in perdita per il normale e prevedibile avvio dell’utilizzo dell’infrastruttura”.

La reazione di Zanoni e Lorenzoni non si è fatta attendere: “Conosciamo ogni singola pagina del Piano economico-finanziario: non è prevista nessuna perdita, mai. La vera questione è che l’infrastruttura è destinata a creare per 39 anni perdite ingenti alle casse dei veneti. Oggi, per non avere perdite, i veicoli dovrebbero aumentare ben più del 70 per cento, almeno del 500 per cento. Consigliamo a Rizzotto di leggere i documenti inerenti il traffico medio quotidiano. La consigliera cerca di tenere lontano il reale responsabile del disastro, che nel 2017 firmò il terzo atto di convenzione SIS-Regione, con la gravissima colpa di togliere il rischio d’impresa al privato per portarlo sul groppone dei veneti”.

In effetti, ancora nessuno sa quanti veicoli percorreranno mediamente la Pedemontana quando sarà conclusa. La mancanza dell’innesto sulla A4, ha stimato la Corte dei Conti, comporta una riduzione del 13 per cento dei flussi. Negli ultimi vent’anni le previsioni si sono sprecate. Nel 2003 lo studio del promotore della gara (in project financing) indicò un traffico giornaliero medio di 33 mila veicoli. Nel 2016 nello studio del concessionario i veicoli diventarono 28.600, mentre il Ministero delle infrastrutture individuò una forbice tra 29 mila e 32 mila mezzi. Sempre nel 2016 le stime di Cassa Depositi e Prestiti (che non avallò l’operazione di un maxi finanziamento estero ritenendo la mancata sostenibilità finanziaria dell’opera) erano dimezzate: 15.200 veicoli, troppo pochi per la copertura grazie ai pedaggi. Nel 2017, quando fu firmato l’accordo che impegna la Regione a versare fino a 435 milioni di canone annuo, l’Area Engineering dell’amministrazione veneta aveva indicato un traffico giornaliero medio di 18-20 mila veicoli. Con uno sconto del 23 per cento sul traffico leggero e del 16 per cento su quello pesante si prevedeva un incremento del traffico medio giornaliero a 27 mila veicoli. Per aggiornare quei numeri, in vista di possibili riduzioni di tariffe, nel giugno 2021 è stato affidato un nuovo studio (costato 44 mila euro) a Trt Ingegneria di Milano. I risultati, però, non sono mai stati pubblicizzati.

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