di Pietro Francesco Maria De Sarlo

Agosto capo di inverno, dicevano i vecchi e in effetti l’estate sta finendo tra incendi e grandinate ma senza grossi scossoni politici e sociali. Chi guarda, per antico costume, i tg della sera alla mezza pensione Miramare di Rimini si tranquillizza con la solita sequenza: Mattarella, Ucraina e Sangiuliano che fa sfoggio di cultura, quella che ha.

Ma sotto l’acqua cheta si nascondono pericoli e minacce. Partiamo dai cinesi. Secondo i dati Eurostat tra il 2010 e il 2020 la Germania ha incrementato il proprio business con la Cina del 52,9%, raggiungendo un volume pari al 5,3% del proprio Pil. L’Olanda lo ha incrementato del 92%, la Francia del 55%, la Spagna del 79,2% e la Grecia del 78,2%. E l’Italia? Del 20,3%, ma in compenso ogni volta che in Italia si parla di Cina si scatena un putiferio. Sarà per la posizione del Mezzogiorno d’Italia che è al centro del Mediterraneo che è il punto di incontro di tre continenti e quindi uno snodo ideale lungo le Via della Seta? Sarà per questo che non vedono di buon occhio accordi Italia – Cina sia nel nodo logistico del Nord Europa (Rotterdam – Anversa), sia negli Usa e nei dintorni della Perfida Albione?

Andare in questo contesto mano nella mano con il senescente Biden a chiedere il permesso di scambiare qualche cocomero in più con i cinesi a ‘Io sono Giorgia la Patriota’ sarà convenuto? Al Sud no di sicuro, una delle poche possibilità di crescita per uscire dallo stallo attuale è proprio di rientrare negli snodi di commercio internazionali.

Però secondo il CeltoDruido Calderoli, quello del rito dell’ampolla del dio Po e del Porcellum, a salvare il Sud ci penserà l’Autonomia Differenziata ed ha talmente fretta da togliere di mezzo i LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni), che in teoria sarebbero serviti a garantire gli stessi diritti civili e sociali in tutto il Paese e che secondo Svimez cubano 100 miliarduzzi l’anno.

Logica imporrebbe che qualcuno al Sud dica: ohibò, ma quindi fino ad ora l’uguaglianza territoriale non è stata garantita? Ragionamenti troppo logici e sofisticati per i governatori di stampo ‘Fratelli della Lega Nord’ tipo il calabro Occhiuto e il lucano Bardi, in arte Vito, che al progetto ‘meridionalista’ di Calderoli hanno già aderito. E qui, quando Los Patriotas firmeranno lo Spaccaitalia ‘se ne car’ ‘o tiatro’, e quel che resta di questo scassato Paese.

Nel mentre su La7 a reti unificate va In Onda il lancio della ‘Alba Dorata’ de noantri, guidata dall’evergreen Ale… danno, che sta per Alemanno non rimpianto ex sindaco di Roma. Sembra un giovanotto a dispetto dei suoi 65 anni, tipo Gianni Morandi, e sta bene con tutte le tappezzerie, specialmente nere.

Chiudi gli occhi e lo senti e pensi: ma questo è di sinistra! No all’atlantismo acritico, uno scempio lasciare i diseredati senza reddito di cittadinanza al primo di agosto e via discettando. Poi gli scappa di dire che offre assistenza legale a chi ha perso il reddito di cittadinanza e mi viene da pensare a chi potrebbe pescare nel torbido dei luoghi, lasciati deserti e senza rappresentanza dalla sinistra, occupati dai senza diritti, senza lavoro e per di più al Mezzogiorno e mi vengono i brividi. Ale Gianni è perfetto per la bisogna.

Sempre In Onda casi e casetti di revisionismo storico, giusto per perder tempo mentre le giornate si accorciano.

Pochi i tormentoni estivi memorabili, tranne quello del racconto breve di Alain Elkann che ha movimentato le chiacchiere di Capalbio e i circoli di lettura di mezza penisola: fu vera gloria? Dell’epico scritto si sa ormai tutto. A partire dal contenuto della borsa, di puro cuoio vissuto, fino ai dettagliato abbigliamento, intimo compreso, dei lanzichenecchi che condividevano, immeritatamente, con l’Illustre la prima classe di un vagone di Italo che ‘si lasciava indietro distanze che sembravano infinite’ lanciato verso Foggia tra Caserta e Benevento.

Ma la vera questione che mi, e ci, tormenta è: ma che ci andava a fare Alain Elkann a Foggia?

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