Vergogna“, “uno scempio”, “un insulto agli italiani“. Le opposizioni si scagliano in coro contro la norma che farà saltare il tetto di 240mila euro l’anno previsto per i manager pubblici, per i dirigenti della rediviva società concessionaria incaricata di realizzare il ponte sullo stretto di Messina. La previsione, anticipata dal Fatto, è contenuta nella bozza del decreto legge “Omnibus” all’ordine del giorno del prossimo Consiglio dei ministri: e non basta, perché accanto ad essa si trovano altri commi che permetteranno di derogare in toto a tutti i vincoli che regolano la gestione del personale nelle società a partecipazione pubblica, in tema di lavoro subordinato, retribuzioni, trasparenza e principi di economicità.

Per la segretaria dem Elly Schlein sono “indecenti”: “Dicono che i salari non si fanno per legge. Eppure fanno leggi per togliere il tetto massimo ai salari sopra i 240mila euro mentre affossano il tetto minimo che chiediamo per non scendere sotto i 9 euro all’ora”. Per il Movimento 5 stelle quella del governo è una scelta “scandalosa“: “Reddito di cittadinanza no, aiuti alle famiglie contro il caro-vita no, sostegni contro il caro-mutui nemmeno, interventi per attenuare il costo della benzina neanche a parlarne. Questa destra gli unici favori li fa ai soliti noti e a chi ha già. Uno scempio, messo in piedi sulla pelle dei cittadini e con i loro soldi”, attacca il vicecapogruppo alla Camera Agostino Santillo, coordinatore del Comitato Infrastrutture pentastellato. Critico anche il Pd, con il deputato Emiliano Fossi: “Diceva mia nonna che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Ora si dice che la destra fa i ponti ma… non i tetti. In particolare quelli agli stipendi. Dicono no al salario minimo e poi tolgono il tetto ai compensi dei manager della società per il Ponte sullo Stretto. Vergogna!”, scrive su Twitter.

“La norma prevista nel decreto Omnibus è un insulto agli italiani e di questo il governo e Giorgia Meloni in persona si devono vergognare”, scrive in una nota il co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra. “Giorgia Meloni ci risponda: ma non vi vergognate di sperperare questo denaro pubblico per garantire privilegi e voler realizzare un’opera che sottrarrà risorse importanti per lo sviluppo del Sud a partire dal trasporto pubblico, dai depuratori, le scuole, la sanità e la messa in sicurezza del territorio?”, incalza, rivolgendosi alla premier. Il segretario di +Europa Riccardo Magi, invece, mette nel mirino il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini, leader della Lega: “La deroga al tetto dei 240mila euro allo stipendio dei manager per la società che dovrà realizzare il Ponte sullo Stretto conferma che per Salvini la priorità non sono le infrastrutture o lo sviluppo della Sicilia, ma distribuire regalie ai suoi amici. È sempre la solita barzelletta italiana: opere su cui servirebbe una seria riflessione, nelle mani di questa destra si trasformano in una mangiatoia per patrioti a spese gli italiani”, dichiara. Dura anche Daniela Ruffino di Azione: “Misure come quella adottata per i manager del Ponte sono fatte per alimentare fratture e risentimento sociale. Se c’è qualcuno che soffia sul fuoco del malcontento sociale bisogna cercarlo nella maggioranza e nel governo”.

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