Scioglimento dei ghiacciai, innalzamento del livello del mare e mancato assorbimento dell’anidride carbonica nell’atmosfera. Ma anche danni al mercato ittico e rischio di aumento di attacchi dei predatori marini, come gli squali. Sono solo alcune delle terribili conseguenze del rapido riscaldamento dei nostri oceani che, secondo il servizio sui cambiamenti climatici dell’Unione Europea Copernicus, questa settimana ha toccato il nuovo record negativo: 20,96 gradi. A riportarlo è la Bbc. Secondo gli scienziati, stiamo sottoponendo gli oceani a uno stress maggiore di quanto abbiamo mai fatto in qualsiasi momento della storia.

A dimostrare il rapido peggioramento delle condizioni dei nostri mari c’è la velocità con cui è stato infranto l’ultimo record, risalente a marzo 2016 (20,95 gradi). La temperatura media giornaliera globale della superficie marina è molto al di sopra della media di questo periodo dell’anno. Questo mette a rischio tutto il pianeta, poiché gli oceani sono un regolatore climatico fondamentale: assorbono il calore, producono metà dell’ossigeno terrestre e influenzano i modelli meteorologici. Le acque più calde, infatti, hanno meno capacità di assorbire anidride carbonica, il che significa un maggiore riscaldamento dell’atmosfera. A sua volta, in un circolo vizioso, questo comporta un più rapido scioglimento dei ghiacciai, innalzando il livello del mare.

I primi a subire le conseguenze di questi cambiamenti climatici sono gli animali. Il caldo atipico sta portando le specie marine a migrare in cerca di acque più fresche, influenzando l’intera catena alimentare. Un problema che non tarderà a presentare i suoi conti materiali anche all’uomo, condizionando il mercato ittico di intere regioni del mondo. A questo si deve aggiungere anche l’impatto che le alte temperature dell’acqua potrebbero avere sui predatori marini, inclusi gli squali. Il rischio, temuto dagli esperti, è che nei prossimi anni si potrà osservare un aumento dei comportamenti aggressivi degli animali, confusi dal caldo.

“L’acqua sembra un bagno quando ci si tuffa”, afferma la dottoressa Kathryn Lesneski, impegnata a monitorare un’ondata di caldo marino nel Golfo del Messico per conto della National Oceanic and Atmospheric Administration. Durante il suo lavoro, Lesneski ha notato come il fenomeno dello sbiancamento dei coralli sia sempre più frequente nelle barriere coralline poco profonde della Florida. Nello stato di Miami, la scorsa settimana la temperatura della superficie del mare ha raggiunto i 38,44°C, paragonabile a quella di una vasca idromassaggio. Normalmente le temperature dovrebbero essere comprese tra 23°C e 31°C. “Molti coralli sono già morti”, sottolinea Lesneski.

“Più bruciamo combustibili fossili, più il calore in eccesso viene assorbito dagli oceani. Il che significa che ci vorrà più tempo per stabilizzarli e riportarli al punto in cui si trovavano”, spiega il dottor Burgess del servizio Copernicus. Le previsioni dicono che il record di questa settimana non tarderà a essere superato. Anche perché solitamente le temperature più alte vengono registrate a marzo.

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