Hanno sfilato in migliaia per le strade della capitale Niamey e davanti all’ambasciata di Francia. Un coro unanime di attacchi contro Parigi, che ha deciso di sospendere gli aiuti dopo il colpo di Stato della giunta militare, e di slogan inneggianti alla Russia e a Putin. I filogolpisti che hanno preso il potere in Niger questa settimana si schierano così apertamente dalla parte di Mosca, mentre il gruppo mercenario Wagner sta già operando nel vicino Mali: Putin vorrebbe espandere l’influenza del suo Paese nella regione, ma non è ancora chiaro se i nuovi leader della giunta si sposteranno verso Mosca o resteranno con i partner occidentali del Niger. L’Eliseo, già nel corso delle proteste, ha annunciato di essere pronto a rispondere “immediatamente e con decisione” in caso di attacco contro i suoi cittadini. Mentre l’Ecowas, la Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale, ha dato un ultimatum di una settimana ai golpisti per il ripristino dell’ordine costituzionale, non escludendo l’uso della forza se ciò non accadrà. E nel Paese è arrivato il presidente del Ciad, Mahamat Deby, nel tentativo di avviare una mediazione con i golpisti.

I leader golpisti mettono in guardia contro un intervento militare nel Paese e intanto l’Ecowas, riunitosi in un summit d’emergenza, ha deciso di imporre sanzioni immediate contro Niamey. “L’obiettivo dell’incontro – ha denunciato il portavoce della giunta golpista, il colonnello Amadou Abdramane, in una dichiarazione letta in tv – è di approvare un piano di aggressione contro il Niger attraverso un intervento militare imminente a Niamey, in collaborazione con altri Paesi africani che non sono membri dell’Ecowas e alcuni Paesi occidentali“. Quindi il portavoce ha avvertito: “Vogliamo ricordare una volta di più all’Ecowas e a qualsiasi altro avventuriero della nostra determinazione a difendere la nostra patria”.

Il golpe è stato guidato da Abdourahamane Tchiani, capo delle Guardie presidenziali, che ha destituito il presidente Mohamed Bazoum, motivando la presa del potere puntando con le mancate misure per fronteggiare la crisi economica e “il deterioramento della situazione della sicurezza” nel Paese minato dalla violenza dei gruppi jihadisti.

Le reazioni dell’Occidente – Intanto le diplomazie occidentali, l’Unione europea e l’Unione africana attaccano i militari ribelli. Bruxelles, per bocca dell’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, ha chiesto la liberazione immediata e senza condizioni del presidente destituito Bazoum e della sua famiglia. L’Ue – ha proseguito il politico spagnolo – ha annunciato poi la sospensione di ogni cooperazione in materia di sicurezza”. Non meno dura è stata la reazione del Consiglio di sicurezza dell’’Unione africana (Ua) che ha concesso ai militari del Niger 15 giorni di tempo per “ritornare immediatamente e incondizionatamente nelle loro caserme e ripristinare l’ordine costituzionale” dopo il golpe dei giorni scorsi. Ore prima gli Stati Uniti avevano dichiarato il loro “sostegno instancabile” al deposto presidente, visto come un alleato chiave dell’Occidente nella lotta contro i militanti islamisti.

Il rapporto con la Francia e la questione del terrorismo islamico – In campo anche la Francia: il presidente Emmanuel Macron, che ha riunito il Consiglio di difesa e sicurezza nazionale, ha deciso di sospendere “tutti i suoi aiuti allo sviluppo e le azioni di sostegno al bilancio”, chiedendo il ritorno senza indugio all’ordine costituzionale. In Niger sono attualmente schierati 1.500 soldati francesi che hanno lavorato finora con l’esercito nigerino. Gli Stati Uniti ne hanno invece circa un migliaio sul posto. Niamey è uno degli ultimi alleati di Parigi nel Sahel. Usato in passato essenzialmente come una base di transito per le operazioni in Mali, da cui si sono ritirate le forze dell’operazione Barkhane, il Niger è l’unico Paese africano con cui la Francia mantiene ancora una cosiddetta partnership di “combattimento” contro i jihadisti.

Il generale Abdourahamane Tchiani è apparso sugli schermi televisivi nazionali per leggere una dichiarazione presentandosi come il nuovo uomo forte del Paese, prima che l’entourage politico di Bazoum denunciasse “un colpo di Stato per convenienza personale”. Dopo Mali e Burkina Faso, il Niger, finora alleato con i Paesi occidentali, diventa il terzo Paese del Sahel minato dagli attentati di gruppi legati allo Stato Islamico e ad al-Qaeda a subire un golpe dal 2020.

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