Incredulità, preoccupazione, rabbia: così 63 famiglie torinesi hanno accolto la notizia che il palazzo in cui vivono in affitto, al civico 294 di corso Regina Margherita, verrà venduto in blocco dalla proprietà, una società immobiliare. “Ce lo hanno comunicato il 7 luglio con un foglio appeso accanto all’ascensore e intestato “Vendita immobiliare“. Siamo rimasti di sasso”, racconta Francesco Boccardi, fabbro in pensione. L’immobile, realizzato all’inizio degli anni Sessanta, sorge di fronte allo storico edificio (ora abbandonato) dell’Enel, che entro il 2024 verrà completamente ristrutturato per farne un centro polifunzionale con coworking, zone relax, aree ristoro e una palestra aperta al pubblico. “La società ci ha detto che entro settembre dobbiamo decidere se acquistare oppure restare fino alla scadenza, perché lo stabile sarà venduto in blocco”, spiega Chiara Moricca, trent’anni. Gli inquilini con il contratto in scadenza a fine anno hanno già ricevuto una raccomandata, gli altri solo comunicazioni verbali e telefoniche. “Nei giorni successivi un addetto è venuto a citofonare porta per porta invitandoci a prendere un appuntamento in ufficio per decidere il da farsi. Sappiamo che qualche famiglia ha già fatto una proposta d’acquisto”, racconta.

Interpellata dal fattoquotidiano.it, la società di intermediazione incaricata della vendita ha precisato che nessuno sarà messo alla porta prima della fine del contratto, ma che entro settembre chi è interessato ad acquistare dovrà formalizzare la proposta. In caso contrario, raccontano gli inquilini che in questi giorni hanno avuto colloqui informali con l’intermediario, è probabile che il canone salga fino a 700 euro più spese (contro i circa 400 attuali). “Io ho due camere e cucina che la società ha valutato 120mila euro, circa 1.300 euro al metro quadro. Con lo sconto promesso dalla società si arriva a 112mila. Ma parliamo di uno stabile con un ascensore degli anni sessanta e di alloggi in classe energetica G, che devono essere totalmente ristrutturati”, ragiona Giuseppe Fiore. Nel frattempo ha avuto il tempo di documentarsi sulle quotazioni immobiliari nel quartiere. “Poco distante da qui, in via Stradella (quartiere Borgo Vittoria, alla periferia nord di Torino, ndr), si parla di 1000 euro al metro quadro”, nota. Ecco perché gli inquilini vogliono affidare la valutazione a un perito, anche se è difficile con agosto alle porte. E anche a voler acquistare – al netto del poco preavviso – nel palazzo non tutti hanno le credenziali per ottenere un mutuo dalla banca. “Io ho 85 anni, sopra di me c’è una signora che ne ha 86 e al nono piano vive un anziano di 94″, spiega Carla Sarchi, che abita qui dal 1965. “La società ci ha sempre assicurato che non avrebbe mai venduto e io e mio marito ci siamo fidati. Ora come faccio a prendermi un impegno del genere alla mia età? Non vorrei arrivare a dover chiedere ospitalità ai miei figli”.

Non solo: molti conduttori negli anni hanno finanziato con soldi propri migliorie e ristrutturazioni. “Quando sono arrivata gli alloggi erano fatiscenti, perciò con mio marito abbiamo fatto il bagno nuovo, rifatto i pavimenti e l’impianto elettrico”, racconta Liriana La Rosa, mamma di un bambino di un anno. “Ci abbiamo messo denaro perché la società ci ha sempre detto: “Da qui non vi butta fuori nessuno a meno che non paghiate l’affitto”. Invece ora partiamo da zero come acquirenti qualsiasi, senza possibilità di riscatto”. Nello stabile alcuni inquilini hanno ancora un contratto a canone agevolato stipulato negli anni Settanta. Contattato, l’assessore comunale alle Politiche sociali della città Jacopo Rosatelli assicura che approfondirà la questione, ma che il Comune altrove ha già degli accordi con le associazioni di proprietari per favorire gli affitti a canone concordato. Perché il rischio che qualcuno, specie gli anziani e le famiglie monoreddito, non riesca a trovare un’altra sistemazione a prezzi di mercato è alto.

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