A quattro giorni dalla grazia e dopo le polemiche per il rifiuto del volo di Stato Patrick Zaki è rientrato in Italia. Domenica mattina si è imbarcato dall’aeroporto del Cairo sul volo Egyptair MS705 diretto a Milano Malpensa: decollo alle 14.14 egiziane (le 13.14 in Italia), arrivo alle 16.50 italiane.

“È il viaggio più importante della mia vita”, ha detto appena atterrato nell’aeroporto lombardo per intraprendere poi il viaggio verso l’università di Bologna. Ad attenderlo a Malpensa, abbracciandolo stretto, il rettore Giovanni Molari e la professoressa, la sua mentore, Rita Monticelli che lo hanno ricondotto nella città che per oltre tre anni ha sperato per lui a distanza, finalmente libero.

Finalmente sono qui, è un sogno che si avvera dopo tutti questi anni. Non ci sono parole che possano descrivere come mi sento”, ha detto al rettorato, subito dopo aver ricevuto la pergamena di laurea e un augurio dal rettore: “Una vita libera e indipendente, senza farsi tirare per la giacchetta. È bello averlo qui, l’Università è un luogo di libertà e pluralismo”. Nella affollata conferenza stampa Zaki in realtà le parole le ha trovate: ha ricordato il sostegno di cui ha goduto dalla città che chiama “la mia seconda casa: ho visto questo sostegno in tre anni e si è visto anche al Cairo”. Zaki ha quindi ringraziato le autorità italiane ed egiziane, le ong e la società civile, così come i vertici dello Stato italiano. Zaki ha anche ricordato un’altra importante causa che riguarda Italia ed Egitto, quella di Giulio Regeni, una vicenda che ancora aspetta giustizia. “La mia è stata una storia di successo, ma in Egitto ci sono ancora centinaia di persone in prigione, chiediamo che vengano rilasciate. Meritano la grazia presidenziale come me”, ha detto ancora.

La giornata era già iniziata con parole di ringraziamento. Forse anche per raffreddare le polemiche attorno al volo di Stato, rifiutato dallo studente. “Un grazie al governo italiano per quello che ha fatto negli ultimi giorni, ho veramente apprezzato tutto quello che hanno fatto. Sono veramente emozionato di essere qui”, ha detto infatti all’aeroporto, citando anche l’Ambasciatore d’Italia al Cairo, Michele Quaroni, e il consigliere Marco Cardoni.

Anche Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, ha sottolineato come Patrick abbia “più volte ringraziato e manifestato apprezzamento per gli sforzi fatti a ogni livello, istituzioni italiane comprese, perché arrivasse questo giorno. Ora – ha detto Noury, arrivato anche lui a Bologna ad accogliere il 32enne – è il momento che noi ringraziamo lui: per aver resistito al carcere, per averci spronato ad agire ogni giorno, per non aver mai dimenticato gli altri prigionieri di coscienza egiziani, per aver reso possibile la più grande campagna per un prigioniero di coscienza del XXI secolo”.

Negli ultimi tre anni e mezzo tanto è cambiato nella vita di Zaki, fatta di carcere, udienze, rinvii infiniti. Poi una liberazione, un processo e, ancora, una condanna arrivata a sorpresa e una grazia. Infine il rilascio. Zaki, egiziano di nascita ma bolognese di adozione, è convinto di voler continuare la sua vita anche a Bologna, dove si è laureato, di cui è cittadino onorario e dove domenica prossima, 30 luglio, sarà festeggiato in piazza Maggiore. “Voglio riprendere la mia carriera universitaria e come difensore dei diritti umani. Per qualche giorno andrò al Cairo, ma poi tornerò a Bologna”, ha detto. Prima di dirigersi verso il centro della città, le Due torri e piazza Maggiore.

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Zaki è a Bologna, dall’abbraccio di piazza Maggiore alla consegna della laurea: “Ora giustizia per Giulio Regeni”

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